2016-11-22 12:08:00

Centrafrica, p. Gazzera: l'Onu potrebbe fare meglio e di più


All’indomani della chiusura del Giubileo, torniamo al luogo dove era stato aperto, nel cuore dell’Africa. Il padre carmelitano scalzo Aurelio Gazzera  è missionario da 25 anni in Centrafrica e si trova in Italia per un periodo di riposo. Con lui il bilancio di un anno della Misericordia che Papa Francesco aveva inaugurato proprio nella cattedrale di Bangui.

“Ci sono frutti visibili di questo anno straordinario. La situazione è cambiata da quando è arrivato il Papa. Non sono risolti tutti problemi, anzi, ci sono ancora tre quarti del Paese nelle mani di bande ribelli e il governo fatica a gestire questo stato di cose, c’è una forte presenza dei caschi blu che faticano pure loro, però ci si parla di più e si capisce che quello succede, anche quando è molto negativo, è una cosa inammissibile, mentre prima era scusata. Inoltre – spiega padre Aurelio - in genere sono anche violenze che durano molto meno rispetto a qualche anno fa, anche se non mancano: per esempio a Kaga Bandoro è stato attaccato proprio il campo profughi e saccheggiata anche la sede del vescovo purtroppo sotto gli occhi delle Nazioni Unite che non hanno fatto niente per prevenire e per fermare. E’ chiaro comunque un po’ per tutti che non si può andare avanti con la mancanza di dialogo”.

Delusione politica

Il religioso commenta anche le elezioni legislative nel Paese, “durate molto a lungo – lamenta - con alcune sacche di poca chiarezza. Ci hanno un po’ deluso anche perché in generale manca una capacità di fare una valutazione di quello che è successo. Non sono state disastrose ma neanche magnifiche. Al di là delle elezioni c’è tutto un lavoro da fare per evangelizzare la classe politica in modo che possa imparare a rispettare la gente e la sua volontà e a lavorare in favore di questa”.

L'Onu potrebbe fare di più e meglio

L’Italia ha appena offerto 5 milioni di euro l’anno dal 2017 al 2019 per contribuire alla copertura al Paese di 1,6 miliardi di euro per la ricostruzione. Padre Gazzera, che a Bruxelles ha partecipato nei giorni scorsi agli incontri con la società civile, accoglie positivamente il lavoro dell’Ue nei confronti del Centrafrica: “L’Ue lavora con molta attenzione. Il problema – insiste – è che invece l’Onu sta investendo molto da noi ma il risultato è veramente molto molto scarso”. Ed esprime preoccupazione perché in questi giorni i caschi blu nalla città di Bozoum, 400 chilometri dalla capitale, si sono ritirati. “E’ una delle 16 prefetture del Paese e a un centinaio di chilometri in direzioni opposte ci sono problemi con i ribelli. Andare via in una situazione di questo tipo non è molto intelligente – spiega padre Gazzera – tanto più che non è stata preparata la partenza: prima sono andati via e poi sono venuti a informare la popolazione. Poi il problema è che si ha difficoltà a dialogare con loro che hanno di fatto poca conoscenza del terreno, cambiano spesso le truppe, alcuni vengono da Paesi che non parlano nemmeno il francese. Diventa difficile avere continuità nelle informazioni. Senz’altro è possibile fare di più e meglio, sia in quanto a presenza sia come protezione dei civili, nel dialogare con il governo e nell’arrivare a spingerlo in maniera forte a prendersi le proprie responsabilità per fare il bene della popolazione. Si parla di disarmo ormai da tre anni, le scuole sono ancora in condizioni disastrosa, la sanità pure. Il ruolo delle Nazioni Unite potrebbe essere molto più incisivo”.

Le aspettative dalla Comunità internazionale per il Centrafrica riguardano anche il destino dei profughi interni ed esterni che si trovano ancora in alcuni siti: “Nel nostro convento a Bangui – racconta Gazzera - abbiamo 3mila rifugiati che sono là dal 2013, all’aeroporto ce ne sono circa 20mila. Il problema è che manca un discorso serio e globale a livello internazionale su questo. Il governo fa solo dichiarazioni di facciata, l’Onu non se ne interessa. Questa gente ha ancora paura a tornare in quartieri dove ancora non c’è completa sicurezza. Così la situazione continua a ristagnare”.

Il primo cardinale del Centrafrica, un regalo per il Paese

I traumi sono forti e ci vorrà molto tempo prima che siano riassorbiti: “Ancora io stesso sentendo un colpo per le strade di Roma, ho reagito come se fosse uno sparo. Figuriamoci la nostra gente..”. E torna a ricordare il “regalo che il Papa ha voluto fare a questo Paese nominando cardinale l’arcivescovo di Bangui”, e dimostrando che non si è dimenticato di questo popolo. “Abbiamo accolto questa notizia e la celebrazione del Concistoro come un grande onore”, conclude padre Aurelio. “Anche chi non ha un’idea chiara di cosa sia un cardinale ha percepito questa cosa come un riconoscimento importantissimo. Da quando era stata annunciata la nomina Mons. Nzapalainga è stato trattato con molto più rispetto e considerazione. Lo aiuterà molto anche a rendere la piattaforma dei leader religiosi più incisiva”. 

(http://bozoum.blogspot.it)

 

 








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