2016-11-22 13:42:00

Yemen: non verrà estesa la tregua, troppe le violazioni


E’ scaduta questa mattina, e non verrà estesa la tregua temporanea di 48 ore  in Yemen. Lo ha affermato un portavoce della coalizione araba a guida saudita, che ha accusato i ribelli sciiti houthi per le "oltre 500 violazioni" del cessate il fuoco, iniziato alle 12 di sabato scorso. Le violazioni si sono registrate già durante le prime ore dall'entrata in vigore della tregua, e in molti casi hanno colpito zone in territorio saudita al confine con lo Yemen. Secondo testimoni citati dall'agenzia di stampa tedesca Dpa, poche ore prima dell'annuncio i jet della coalizione a guida saudita hanno colpito un sito militare nella capitale yemenita Sana'a. D’altro canto, anche i  ribelli sciiti Houthi hanno denunciato, numerose violazioni della tregua da parte della coalizione. Ascoltiamo il commento di Giuseppe Dentice ricercatore presso l’Istituto di Politica Internazionale al microfono di Marina Tomarro:

R.  – Questa tregua in realtà si è dimostrata molto strana e fragile fin dall’inizio, fin da quando è stata annunciata da John Kerry pochi giorni fa, perché effettivamente è stata concordata a Muscat, capitale dell’Oman, uno degli attori che si è proposto di mediare nella pace tra governo legittimo di Hadi e ribelli houthi. È strana perché in realtà le due parti non erano tanto concorde nel portare avanti questo discorso di tregua, quanto meno di cessate il fuoco di 48 ore, e nello stesso tempo dimostrava più che altro un ultimo tentativo da parte degli Stati Uniti di portare al centro delle questioni internazionali l’argomento Yemen che sicuramente, o molto probabilmente, passerà in secondo ordine con la nuova amministrazione. Quindi la tregua si è dimostrata l’ennesimo tentativo fallito di poter raggiungere quanto meno un tentativo di dialogo.

D. - In questo momento qual è la situazione? Penso soprattutto ai civili …

R. - La situazione sul campo è drammatica perché da quando è iniziata la guerra, circa due anni fa, ci sono state circa duemila vittime e oltre tre milioni di sfollati interni. Quindi dal punto di vista umanitario la situazione è tragica e  dal punto di vista politico è una situazione che non ha sbocchi. Tutto ciò, però, non fa altro che portare vantaggio ad attori in un certo senso esterni; stiamo parlando di Aqap o della provincia di Sana’a, cioè la cellula dell’Is in Yemen. In una situazione del genere, in cui le parti si fronteggiano in una guerra che non sembra avere una minima soluzione o tentativo di soluzione, attori, come questi gruppi jihadisti, non fanno altro che rafforzarsi sul territorio, avere maggiore forza e contrattaccare entrambe le parti indebolendole.

D. - Quanto potrebbe essere untile un intervento delle Nazioni Unite in questo momento?

R. - In questo momento la situazione si dimostra totalmente a sfavore delle Nazioni Unite: le Nazioni Unite, tramite il proprio rappresentante, hanno provato in più occasioni a portare la questione al centro dei tavoli internazionali e allo stesso tempo un suo ruolo attivo si è dimostrato totalmente inefficace, vuoi perché - anche qui - il ruolo del Segretario generale delle Nazioni Unite è a fine mandato, vuoi perché la situazione yemenita è una situazione talmente tanto complessa e complicata che dipende da numerose variabili, in molti casi  in mano ad attori esterni alla stessa situazione yemenita.

D. - Cosa potrebbe succedere adesso secondo lei? Prima della tregua il Segretario di Stato Usa, John Kerry, avrebbe anticipato che potrebbe esserci stato un impegno delle parti a lavorare per arrivare entro la fine dell’anno ad un governo di unità nazionale …

R. - Credo che sia molto difficile che si verifichi una situazione del genere. L’ipotesi ventilata da Kerry faceva parte appunto di quella tregua strana, come la definivo prima. Diciamo che era un auspicio molto statunitense il fatto che potesse sorgere una sorta di governo di unità nazionale che includesse tutte le parti. Allo stato attuale è pressoché impossibile che possa verificarsi una situazione del genere, proprio perché ognuna delle parti combatte per ottenere il controllo di tutto il territorio e per ottenere tutto il potere. Quindi non sembra evincersi una volontà di pace o quanto meno di compromesso tra le parti. Pertanto è difficile ipotizzare che almeno entro la fine dell’anno possa esserci un governo di unità nazionale o una schiarita in questa guerra dimentica. È molto più probabile che la situazione continui ad andare avanti e si protragga verso uno stallo politico e militare in cui nessuno vince ma nessuno perde.








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