2016-11-23 13:07:00

Siria: armi chimiche su Aleppo. Cresce la sofferenza dei civili


Assume toni sempre più cruenti la guerra in Siria. Ormai certo l’uso di armi chimiche, in particolare su Aleppo. Drammatica la condizione dei civili della città siriana, in particolare dei bambini, rimasti intrappolati nelle zone in cui infuria la battaglia tra esercito di Damasco e miliziani dell’opposizione. Intanto per far fronte alla grave crisi umanitaria l’Onu annuncia la ripresa degli aiuti umanitari nella zona di Homs e al confine con la Giordania. Sulla situazione siriana, in particolare di Aleppo, Giancarlo La Vella ha intervistato Lorenzo Trombetta, dell’Ansa di Beirut:

R. -  Sicuramente è tutta la città che si trova in una situazione di guerra e di assedio dentro l’assedio. C’è anche da dire però che la quantità di raid aerei che colpiscono Aleppo est porta a un tipo di distruzione e di violenza nei confronti di civili di questa parte della città non paragonabile a quella che invece subiscono i civili di Aleppo ovest, che si trovano colpiti, sì, ma che per intensità e anche per capacità distruttiva di questi ordigni, subiscono perdite assai minori. Le medicine arrivano, certamente non come arrivano in una città non in guerra, ma un malato di Aleppo ovest può ancora curarsi, può ancora essere salvato.

D. – Si parla di utilizzo di armi chimiche, ma da dove arrivano gli armamenti non convenzionali, sia che possano essere utilizzati dall’esercito, sia che possano essere utilizzati dall’opposizione o dall’Is?

R. – Per gli inquirenti internazionali dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e dell’Onu, l’ultimo rapporto congiunto di questa inchiesta del 30 agosto 2016 ha messo in evidenza delle chiare responsabilità da parte del governo siriano e dello Stato Islamico, ma non da parte delle opposizioni. Questo non vuol dire che le opposizioni non possano aver fatto uso di gas tossici o di armi non convenzionali.

D. - Il neo Presidente nordamericano Trump ha affermato: “Bisogna porre fine a questa follia”. Questo fa intravedere, un nuovo ruolo che gli Stati Uniti potrebbero assumere in Siria, ma non solo?

R.  – Senza dubbio Trump tenterà di dare un senso di rottura, di discontinuità con la politica precedente. Anche dal punto di vista retorico, ricordiamo che dalla parte mediorientale, siriana in particolare, l’amministrazione Obama, la Clinton e poi Kerry come Segretari di Stato, sono stati molto fallimentari, anche perché hanno promesso, ma non hanno mantenuto. Trump cercherà di dare un senso diverso alla politica americana, ovvero mostrare forse che gli Stati Uniti vogliono combattere lo Stato Islamico prima di tutto, e quindi potrebbero considerare il Presidente Bashar al Assad come un partner nella cosiddetta guerra al terrorismo... Sul terreno bisognerà vedere come questo sarà tradotto, ma credo che Trump, quando dice “Bisogna mettere fine a questo disastro”, si riferisca prima di tutto che bisogna combattere lo Stato Islamico a Deir el-Zor e a Raqqa, nelle regioni orientali, e poi si penserà al resto.








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