2016-11-24 13:47:00

Francia, fermati 12 reattori nucleari: "situazione molto preoccupante"


In Francia il presidente dell'Authority sulla sicurezza nucleare (ASN) Pierre-Franck Chevet ha lanciato un allarme sulla situazione “molto preoccupante” delle centrali nucleari. Lo scenario è peggiorato a partire dall'aprile 2015, afferma Chevet, in seguito alla scoperta di un eccesso di carbonio nell'acciaio della vasca dell'Epr (reattore pressurizzato europeo) dell'impianto di Flamanville. Da lì si sono verificate numerose “altre brutte sorprese”: anomalie generiche che hanno comportato la chiusura di 12 reattori per effettuare dei controlli, nella speranza che non si riscontri un'alterazione della capacità meccanica dei generatori di vapore. Francesco Gnagni ne ha parlato con Giuseppe Zollino, professore di impianti termonucleari all’università di Padova e già presidente della Sogin, la Società Gestione Impianti Nucleari:

R. – Ovviamente si tratta di una misura precauzionale. Il fatto che l’autorità intervenga a eseguire dei controlli e poi faccia fermare, per questi controlli, prima 7, poi altre 5 centrali, secondo me, dovrebbe produrre una certa tranquillità perché l’autorità di sicurezza francese è autorevole. Non produrrà pochi squilibri nella rete europea, ne produrrà significativi e soprattutto produrrà un aumento di costi.

D. – Quali ripercussioni avrà sui costi dell’elettricità in Italia?

R. – Non ci sarà il rischio che in Italia manchi energia elettrica. Si fanno delle previsioni di rincari o di aumenti complessivi della bolletta dell’ordine del miliardo, miliardo e mezzo. Non sono cifre che possano creare allarme dal punto di vista economico ma soprattutto è giusto rassicurare: non c’è nessun rischio che in Italia rimaniamo senza energia elettrica.

D. – La Francia è un Paese che ha fatto dell’energia nucleare un perno del suo sviluppo. Sappiamo che quasi l’80% dell’energia francese viene dalle centrali nucleari e ora sembra che in qualche modo si trovi in crisi. Significa che può prendere spazio l’idea di un uovo modello di sviluppo?

R. – Non vedo una fuoriuscita da questo modello per ragioni legate alla sicurezza o al fatto che l’energia nucleare sia una scelta del passato. Si tratta di scelte certamente legate alle preferenze dei cittadini, all’accettabilità di certe tecnologie rispetto ad altre ma, soprattutto, come è facile intuire, si tratta di scelte economiche. L’energia elettrica serve in grande quantità perché è il primo degli “alimentatori” – mi passi il termine – dell’industria: se è troppo cara non serve più. Quindi il futuro del mix francese… Via via che dovranno essere sostituiti i reattori esistenti, a un certo punto bisogna chiuderle, smantellarle, e mentre si smantellano quelle vecchie si possono, oppure no, costruire centrali nuove. Da un punto di vista del bilanciamento del mix, l’80% dell’energia elettrica dal nucleare è forse troppo. E infatti la Francia è l’unico Paese al mondo che ha questa situazione.

D. – In Europa c’è una forte sensibilità su questo tema, anche a livello popolare. Non a caso il 27 novembre, tra pochi giorni, la Svizzera voterà per un’uscita pianificata dal nucleare. Che ne pensa?

R. – La situazione delle centrali svizzere è abbastanza simile a quella francese, sono centrali anzianotte. La verità è che una moderna centrale nucleare costa un po’ di più delle centrali nucleari che si costruivano negli anni ’70 e ’80, per varie ragioni. Questo già spiega perché le società elettriche sono un po’ restie a sostituire agevolmente vecchie centrali con nuove e quindi queste sostituzioni devono essere imposte dall’esterno con delle regole, con delle procedure: queste - del “phase-out” si chiama in Svizzera - dopo 45 anni, vanno chiuse. In Europa, è vero, c’è una sensibilità contraria alla costruzione di centrali nucleari. Io mi auguro che non costruendo centrali nucleari esse vengano sostituite da altre tecnologie che comunque non emettano anidride carbonica. Perché, se come sta succedendo in questi giorni in Vietnam, decidono di non costruire più una centrale nucleare, di cui era già cominciata la costruzione, per sostituirla con una centrale a carbone, questa non è una bella notizia. Infatti, una centrale a carbone senz’altro costa di meno di una centrale nucleare ma produce, come sappiamo, un gas fortemente climalterante che è il primo responsabile di questo già attuale cambio climatico ma ha potenzialmente un cambio climatico ancora più distruttivo negli anni prossimi.








All the contents on this site are copyrighted ©.