2016-11-26 14:00:00

Castro, reazioni a morte. L'ex nunzio Musarò: Cuba continua a camminare


Alla figura di Fidel Castro hanno reso omaggio, in queste ore, molte personalità politiche internazionali, al tempo stesso in molti hanno denunciato le violazioni dei diritti dell’uomo perpetrate durante il suo potere. Prime tra tutte, le reazioni degli Stati Uniti che, con la morte di Castro, hanno perso l’ultimo avversario della guerra fredda. Francesca Sabatinelli:

Sarà  la storia a giudicare l’enorme impatto che Fidel Castro ha avuto sul  mondo. Gli Stati Uniti resteranno comunque amici e partner del popolo cubano: con queste parole Barack Obama tende la mano all’isola caraibica con la quale, proprio lui, ha avviato uno tra i più importanti disgeli contemporanei. Con Obama alla Casa Bianca, Washington e L’Avana hanno riaperto le relazioni diplomatiche, ma ora lo sguardo si rivolge al neo presidente Trump che, nel suo messaggio, usa termini di tutt’altro tenore: definisce Castro “dittatore brutale che ha oppresso il suo popolo” e assicura che si “farà di tutto  per contribuire alla libertà dei cubani”.  Tra le altre reazioni quella del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che ricorda i successi di Fidel nel campo dell’istruzione, dell’alfabetizzazione e della sanità. Da Mosca, il presidente russo Putin definisce Castro “uomo emerito”, simbolo di “un’epoca della storia moderna del mondo”. E’ poi il presidente cinese Xi Jinping a chiamare Castro “compagno”  e a dire che i suoi risultati andranno nella storia, mentre dalla  Francia Francois Hollande chiede che ora venga tolto del tutto l’embargo su Cuba. Protagonista della storia di Cuba e della vita del mondo, così lo indica infine il presidente della Repubblica italiana Mattarella, che ne ricorda la grande attenzione verso le tematiche ambientali. 

In queste ore la speranza è che Cuba esca sempre di più dalla sofferenza che ha vissuto. Così in sintesi l'arcivescovo mons. Bruno Musarò già nunzio apostolico a L'Avana ed ora rappresentante pontificio in Egitto. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

R. - Il mio ricordo personale di Fidel Castro, l’unico praticamente, è quando l’ho ricevuto sulla porta della nunziatura in occasione della visita di Papa Benedetto XVI a Cuba nel marzo del 2012, quando gli ho detto: “Benvenuto. Le dico subito, comandante, che io sono stato alunno di un suo caro amico, il presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica”. Lui fa: “Ah, mons. Zacchi!” – il quale era stato nunzio a Cuba per tanti anni, rappresentante pontificio… Di fatto, Fidel Castro con frequenza mandava a mons. Zacchi una scatola di sigari cubani. Poi dopo ha mandato una scatola di sigari anche a me…

D. - Lei è stato nunzio a Cuba tra il 2011 e il 2015: cosa la colpiva dell’Isola?

R. - Io rimasi veramente esterrefatto nel vedere a Cuba la sofferenza, la povertà, la miseria…

D. - La Chiesa cattolica ha giocato un grande ruolo per l’apertura di Cuba: ricordiamo Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Papa Francesco…

R. - Veramente, con tanta generosità questi Pontefici, la stessa Santa Sede, la Segreteria di Stato hanno lavorato per migliorare la situazione del popolo cubano. Papa Francesco ci esorta ad avere pazienza, soprattutto ad avere speranza ed è questo l’augurio per tutto il popolo cubano, che veramente cambi la sua situazione e che veramente sorga un’era di libertà e di prosperità.

 








All the contents on this site are copyrighted ©.