2016-11-27 13:23:00

Morto padre Kolvenbach, alla guida dei Gesuiti per 25 anni. Il ricordo di p. Lombardi


E’ morto ieri sera a Beirut padre Peter-Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di Gesù dal 1983 al 2008. Nato in Olanda nel 1928 e ordinato sacerdote in Libano nel 1961, era stato provinciale dei Gesuiti in Medio oriente prima di essere eletto alla guida della Compagnia durante la XXXIII Congregazione generale dell’Ordine. Restò in carica per 25 anni,  fino a quando, nel 2008, presentò le dimissioni a Papa Benedetto XVI.  Il suo incarico arrivò in un periodo difficile per la Compagnia di Gesù, come ricorda padre Federico Lombardi, presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger, al microfono di Michele Raviart:

R. – Padre Kolvenbach fu eletto in un momento particolare: era il tempo in cui, dopo la malattia di padre Arrupe, Giovanni Paolo II aveva nominato il padre Dezza come suo rappresentante per il governo della Compagnia di Gesù, e il padre Dezza in tempi molto rapidi, godendo della piena fiducia del Papa, indisse la Congregazione generale per fare rientrare il governo della Compagnia di Gesù nelle piste normali. E fu appunto in quell’occasione che venne eletto padre Kolvenbach. Io ne ho un ricordo molto vivo, perché in quella Congregazione erano presenti anche il padre Bergoglio, come rappresentante dell’Argentina, il padre Sosa – giovanissimo – rappresentante della Provincia del Venezuela e io, anche relativamente giovane, rappresentante della Provincia d’Italia. Il padre Kolvenbach era una figura un po’ particolare: lui era stato provinciale del Medio Oriente e pur essendo di origini europee, aveva vissuto tutta la sua vita apostolica in Libano. E’ una persona che ha governato la Compagnia non tanto con una proiezione all’esterno, cioè lui orientava la Compagnia verso la missione nel mondo, con grande attenzione al discernimento per adattarci alle situazioni di oggi, per capire cosa lo Spirito ci chiede; però, lui non era tanto proiettato all’esterno, personalmente, come era stato invece padre Arrupe che quindi ha avuto una figura più conosciuta anche nel mondo della vita religiosa e nell’orizzonte pubblico. Aveva una memoria e un’intelligenza straordinaria per cui leggeva tutte le lettere, si ricordava assolutamente tutto e quindi conosceva meglio anche le situazioni particolari, meglio dei suoi assistenti che dovevano aiutarlo, invece, a conoscere le situazioni particolari dell’Ordine. E’ quindi una persona che ci ha sempre molto colpito per la sua presenza, per la sua attenzione, per la sua arguzia, perché era piacevolissimo e spiritosissimo, anche nel colloquio personale: molto vivace. Quindi, è stato una persona che ci ha colpito sempre, di cui abbiamo un bellissimo ricordo e che lascia alla Compagnia il ricordo di una persona dedita per circa 25 anni al bene del nostro Istituto religioso e che poi, quando si sono avvicinati gli 80 anni, ha spontaneamente presentato la rinuncia, secondo le norme che noi abbiamo, anche se era stato eletto ad vitam. Lui è ritornato in Libano, all’Università di Saint Joseph, facendo un semplice lavoro di archivista-bibliotecario.

D. – Di padre Kolvenbach si ricorda anche la vita quasi ascetica …

R. – Era una persona di grandissima austerità, anche se con lui si stava benissimo ed era vivacissimo nella conversazione; quando visitava le comunità, per esempio, gli incontri, i dialoghi con i suoi confratelli erano sempre molto ricchi di spunti, di informazioni, erano sempre piacevolissimi. Ci dava un esempio di austerità e di vita religiosa estremamente intensa dal punto di vista spirituale e ascetico. Ricordo anche che lui fu invitato una volta da Papa Giovanni Paolo II a fare gli esercizi alla Curia romana: infatti, era un grande conoscitore della spiritualità di Sant’Ignazio, della storia della Compagnia … tutti i suoi discorsi, i suoi documenti sono intessuti di una conoscenza, che si vedeva che era del tutto personale, delle nostre fonti, molto arguta: essendo lui un linguista, era attentissimo anche ai particolari; era anche un esegeta dei nostri testi originali, ed era piacevolissimo ascoltarlo.

D. – Che eredità lascia padre Kolvenbach per la Compagnia di Gesù e per la Chiesa?

R. – Praticamente, è stato il generale del Pontificato di Giovanni Paolo II, per così dire; quindi ci ha accompagnati in tutti quegli anni anche con il cambiamento del mondo di oggi, anche con la diminuzione dei numeri del nostro Ordine, ma sempre con uno sguardo rivolto alla missione, all’attesa della Chiesa, al sentire cum ecclesia, all’essere così, molto serenamente e positivamente inseriti nella missione universale della Chiesa. Ecco: quindi, una persona che noi ricordiamo con grandissimo affetto e con grandissima gratitudine.








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