2016-11-27 00:00:00

Arca, l’Emporio della Solidarietà: un aiuto contro la povertà


Fare la spesa in cambio di ore di volontariato, su questi presupposti nasce "Arca, l’Emporio della Solidarietà” per sostenere le famiglie indigenti, allontanandole dalla tendenza all’isolamento. Nato dalla collaborazione tra "La Casetta Onlus" e la Fondazione "Progetto Arca Onlus", il progetto è stato attivato a Bacoli e Monte di Procida, in Campania, coinvolgendo 40 famiglie disagiate. Secondo i recenti dati Istat, sarebbero 4,6 milioni le persone povere in Italia, mentre i bambini di quattro famiglie povere su dieci si trovano in condizioni precarie, come riporta il 7° "Atlante dell’infanzia (a rischio)" presentato da Save The Children. Sabrina Spagnoli ha chiesto ad Anna Gilda Gallo, presidente de "La Casetta Onlus", di presentare il progetto:

R. – E’ nato da un’idea di osservazione mia personale. Volevo trovare una strategia per incontrare l’altro in modo diverso. La Fondazione "Progetto Arca" di Milano mi ha ascoltato, mi ha dato la possibilità della realizzazione pratica. Ho chiamato i servizi sociali di Monte di Procida e di Bacoli per aiutarmi a selezionare le famiglie. Ci sono 40 famiglie: 20 del comune di Procida e 20 del comune di Bacoli, che fanno la spesa presso un emporio della solidarietà, senza spendere soldi, utilizzando una tessera. E quando arrivano a un totale di 150 punti, questi punti si convertono in ore di volontariato. Prima di fare il volontariato, io faccio loro formazione per un periodo di tempo; quindi, incontro queste famiglie, le ascolto e mettiamo in essere poi un modello da seguire. Inizia una storia di inclusione: questa è la formazione, per poi attivarli in una storia di volontariato presso enti pubblici e quindi presso servizi sociali, nelle scuole, nelle associazioni.

D. – Dal punto di vista sociale, l’iniziativa permette alle famiglie di non gravare sulle comunità con l’ausilio di fondi pubblici. Com'è stato finanziato il progetto?

R. – Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione “Progetto Arca” di Milano e dalla “Casetta”: sono fondi privati. Man mano si sono presentate tutte le persone - piccoli imprenditori, per adesso, anche perché comunque è una risorsa - che si sono fatte avanti e hanno creato una rete, hanno adottato uno scaffale e in questa adozione loro mantengono e aggiungono ogni mese prodotti di base che già ci sono e a cui provvedono sia la Fondazione sia la “Casetta”.

D. – I recenti dati di “Save the Children” vedono i bambini di quattro famiglie povere su dieci in condizioni di povertà e i recenti dati Istat hanno evidenziato 4,6 milioni di persone povere, soprattutto nel Sud d’Italia. Sono dati riscontrabili? Quali sono le problematiche di queste famiglie?

R. – E’ una realtà: “Save the Children” non sbaglia. Le famiglie di cui mi interessavo prima, e di cui continuo a interessarmi, erano quelle totalmente abbandonate, senza lavoro; avevano difficoltà anche per quanto riguarda la malattia, problemi quali alcol, droga e via dicendo. Ma poi si è affiancata la famiglia che ha perso il lavoro o che ha ridotto in grande misura l’attività lavorativa. Quindi ci troviamo di fronte a famiglie che si sono trovate impoverite e questi dati sono veramente gravi.

D. – Ampliare la catena di solidarietà con il coinvolgimento dei commercianti flegrei può essere visto in una duplice ottica: aiuto alle famiglie ma anche ai negozianti in crisi?

R. – Il negoziante in crisi certo che lo aiuta; però il negozio dona, diventa donatore. Quindi, affittano uno scaffale ma diventano donatori. L’emporio riceve anche il beneficio di imprenditori che donano.








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