2016-11-29 13:30:00

Cuba: equilibri internazionali dopo la scomparsa di Fidel Castro


In tutta Cuba continuano le cerimonie e le commemorazioni in onore di Fidel Castro. Le ceneri del Lider maximo, morto a 90 anni sabato scorso, in questi giorni faranno il giro dell’isola caraibica per poi giungere nella città di Santiago de Cuba, dove domenica prossima, 4 dicembre, verranno celebrati i funerali. Intanto ci si interroga sui cambiamenti degli equilibri internazionali che la scomparsa di Castro potrà provocare. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Luigi Bonanate, docente emerito di Relazioni Internazionali all’Università di Torino:

R. – Il problema grosso della morte di Fidel – che era politicamente già morto da circa un decennio – consiste però nel fatto che la sua morte sia praticamente coincisa con l’elezione del prossimo Presidente degli Stati Uniti, Trump. La condizione attuale di Cuba è in lento miglioramento. Raul è stato tutto sommato un miglior semi-Presidente di quanto forse molti di noi si aspettassero all’inizio. Dall’altro lato del mare c’è non solo la Florida, con gli esuli cubani, e poi un po’ più lontano dalla Florida c’è Washington, dove ci sarà questo nuovo Presidente. Non andiamo subito alla conclusione: è morto Fidel, è arrivato Trump, dunque adesso si induriranno le relazioni tra i due Paesi. E’ una delle possibilità, certo, ma non corriamo troppo.

D. - Potrebbe ricostituirsi quel fronte di Paesi latino-americani schierati contro Washington?

R. – L’antimperialismo di una volta... In America Latina stiamo assistendo a una pagina un po’ ambigua, diciamo così. Perché dopo l’ondata dell’antimperialismo, c’è stata questa salita al potere progressiva di governi di centro-sinistra, che sembrava andassero bene, che avessero migliorato molto le cose… Ma, invece, uno per uno stanno cadendo: Chavez prima; in Brasile, purtroppo, non vediamo la fine di questa crisi; la Bachelet in Cile, che era anche lei molto apprezzata, sta crollando e sembra che non abbia mantenuto le sue promesse. Più che un fronte antiamericano, direi che adesso sarebbe il momento che l’America, ma tutti noi, cercassimo di fare qualcosa per aiutare l’America Latina. Il problema non è più solo finanziario, come poteva essere una volta: adesso si tratta di cultura politica, cioè di capacità di costruire istituzioni comuni, dare vita a intese e a scambi reciproci molto più alti... L’America Latina ha una grande tradizione eurocentrica: dovremmo non farla cadere nelle braccia di nessuno, ma aiutarla tutti quanti.








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