2016-11-30 12:07:00

Strasburgo: Corte Europea su caso della parrocchia romena di Lupeni


Si arricchisce di una nuova sentenza la lunga controversia giudiziaria che da 15 anni vede la parrocchia greco-cattolica di Lupeni, in Romania, alle prese con un’azione legale, intentata nel 2001 al fine di rientrare in possesso di alcuni luoghi di culto che il regime comunista aveva assegnato alla Chiesa ortodossa romena. Ieri pomeriggio, la Grande Chambre della Corte Europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, pur non pronunciandosi direttamente sul diritto di proprietà dell’edificio sacro, ha preso posizione sul diritto a un equo processo da parte dei richiedenti (in base all’art. 6 della Convenzione Europea per i diritti dell’uomo), diritto del quale gli stessi richiedenti sostenevano la violazione.

Sentenza complessa e bisognosa di una lettura dettagliata
La sentenza è complessa e bisognosa di una lettura dettagliata. La Corte  ha stabilito all’unanimità che vi è stata violazione dell’art. 6 in ragione del venir meno del principio della certezza del diritto (la Corte Suprema in Romania ha avuto una giurisprudenza contraddittoria nel corso degli anni) e in ragione dell’eccessiva durata del procedimento. Al contrario, i giudici di Strasburgo hanno stabilito “con 12 voti contro 5 che non vi è stata violazione dell’art. 6 in ragione del diritto di accesso ad un tribunale e che nel godimento di tale diritto non vi è stata discriminazione della parrocchia greco-cattolica rispetto a quella ortodossa”. In particolare, la Corte ha ritenuto che la disposizione della legge del 1990 che chiede di tenere in conto il criterio della maggioranza dei fedeli per l’aggiudicazione delle proprietà non sia di per sé causa di discriminazione nel procedimento legale.

La sentenza limita le possibilità per la Chiesa greco-ortodossa di far valere per via giudiziaria le proprie ragioni
Proprio la disposizione del ’90 era stata valutata in modo contrastante dai tribunali rumeni nei 10 anni, dal 2001 al 2011, in cui si era sviluppata la causa finché la locale Corte di cassazione l’aveva fatta prevalere nella sua sentenza definitiva. Essendo la maggioranza dei fedeli ortodossi – e dunque sentendosi discriminata nelle sue possibilità di ottenere un giusto giudizio - la parrocchia di Lupeni si era rivolta alla Corte Europea, che però nel 2015 non aveva in sostanza riconosciuto la fondatezza del reclamo. Ora che anche il pronunciamento della Grande Chambre ritiene non discriminatorio il contenuto della disposizione, tutto ciò limita fortemente le possibilità per la Chiesa greco-cattolica di far valere per via giudiziaria le proprie ragioni di fronte ai tribunali rumeni. Va comunque registrata “l’opinione minoritaria” sottoscritta da alcuni giudici di Strasburgo, che ritengono invece il sistema legislativo vigente “causa di discriminazione per la minoranza greco-cattolica. (A cura di Alessandro De Carolis)








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