2016-12-01 14:19:00

Al via la quinta edizione del Festival della Famiglia a Trento


Sarà il mondo giovanile, con i suoi sogni ma anche con le sue le difficoltà il protagonista della quinta edizione del Festival della Famiglia che si è aperto questa mattina a Trento. L’ evento, che si conclude sabato, ha come filo conduttore il tema "Denatalità, giovani e famiglia. Le politiche di transizione all’età adulta" che sarà trattato attraverso una serie di incontri e testimonianze, ma anche performance artistiche e mostre sulla tematica. La manifestazione è promossa  dalla Provincia autonoma di Trento con il patrocinio del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ascoltiamo Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia provinciale per la famiglia e tra i coordinatori del Festival, al microfono di Marina Tomarro:

R. – Il tema di quest’anno è molto attuale: la denatalità. Abbiamo visto i dati del rapporto Istat; pensiamo ci sia un collegamento importante, strategico tra queste politiche e le politiche giovanili e famigliari. È necessario lavorare su questa fascia dei giovani che noi abbiamo indicato tra i 18 e 35 anni.  Quindi è un’operazione importante per andare a interrogare i giovani, chiedere loro quali sono gli interventi, gli strumenti su cui insistere per poter dare scenari di vita futuri ai loro progetti. Gli ambiti che emergono sono casa e lavoro; non sembrano scontati, ma è evidente che dobbiamo lavorare su casa e lavoro, probabilmente su politiche più flessibili di quelle che abbiamo oggi; è possibile coinvolgere il territorio, le istituzioni e anche le famiglie. La tre giorni del Festival lavora appunto sui giovani, istituzioni e  famiglie proprio perché i giovani hanno qualcosa da dire alle istituzioni e alle famiglie sui temi della loro autonomia e dei loro progetti di vita.

D. - Ma in che modo secondo lei potrebbero essere maggiormente aiutati i giovani?

R. - Qui si tratta di sperimentazioni che sono state messe in campo a livello locale. Le faccio due esempi che riguardano, da una parte, le politiche che abbiamo chiamato “quasi casa” e “quasi lavoro”. Oggi probabilmente per arrivare a questo obiettivo - che comunque rimane nel breve e nel medio periodo - dobbiamo trovare delle tappe intermedie. Sul “quasi lavoro” nel nostro caso, una delle politiche messe in campo, è sicuramente il servizio civile che potrebbe anche evolversi rispetto a questo percorso; dall’altra parte politiche di “quasi casa”: nel nostro caso abbiamo sperimentato esperienze di co-housing, quindi opportunità per i giovani di uscire di casa, di coabitare con altri giovani per un biennio dando quindi delle possibilità di uscire di casa e definire obiettivi ulteriori. Qui un ruolo importante è quello di andare a coinvolgere i giovani che possono dire molto alle istituzioni circa quali possono essere anche percorsi alternativi sul tema della casa e del lavoro. L’ultimo tema è quello della conciliazione vita-lavoro - è importante per le famiglie - ma sui giovani, sugli scenari di autonomia, un tema molto importante è sicuramente quello della conciliazione studio-lavoro, per cui dare opportunità ai giovani di studiare e lavorare – il tema lavorativo è fondamentale ai fini educativi del giovane stesso – e qui si richiamano anche tutte quelle tematiche educative all’interno delle nostre famiglie, a volte sono eccessivamente protettive rispetto ai giovani.

D. - Quindi non solo fuga di cervelli, ma anche lavoro nel posto dove si vive …

R. - I giovani hanno molto da dare, hanno tante risorse che non riusciamo sempre a valorizzare. Il nostro festival parte da un forte coinvolgimento dei giovani – abbiamo individuato delle storie di successo fatte dalla fatica dei giovani - chiamato “operazione strike”, proprio per andare a fare “strike” nelle politiche esistenti e andare a ridefinire dei paradigmi che vanno anche ad individuare scenari nuovi di coinvolgimento dei giovani, perché questi possono insegnare molto alle istituzioni e alle famiglie stesse.

D. - Il Trentino è un esempio virtuoso per le politiche famigliari, ma può essere anche di esempio alle altre regioni italiane?

R. - Quando si parla di modello, penso che ogni regione abbia delle buone pratiche, delle politiche importanti, delle belle esperienze. La fortuna del Trentino, forse, è che abbiamo lavorato per tanto tempo, per dieci anni, su queste politiche. Alcune intuizioni, alcune idee possono poi essere importate; abbiamo tanti contatti con le regioni per ragionare in termini di scambio di buone pratiche. Dico sempre che entrambi si esce più ricchi dalla scambio, non c’è solo un soggetto che cede e uno che acquisisce. Per cui ci si pone con umiltà nei confronti di questi gemellaggi e protocolli di partnership. Però penso che alcuni elementi e intuizioni penso possano essere importati.








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