2016-12-01 14:00:00

Referendum, Gandolfini: votare No contro deriva autoritaria


Prosegue il dibattito in Italia sul referendum costituzionale del 4 dicembre. Tra i contrari a questa riforma il Comitato promotore del Family day. Per il presidente Massimo Gandolfini il Paese rischia una deriva autoritaria. Alessandro Guarasci lo ha intervistato:

R. – E’ un riforma pericolosamente accentratrice in maniera verticale del potere legislativo. In altre parole, l’esecutivo può far pesare in maniera – secondo noi – pericolosa la sua funzione anche sul potere legislativo che spetterebbe al Parlamento. Ma la motivazione che, coniugata a questa, ci ha mosso è vedere qual è l’orientamento dell’attuale governo e dell’attuale esecutivo nei confronti di leggi eticamente e antropologicamente sensibili, di cui la capofila è stata quella delle unioni civili nella primavera scorsa, ma legata a questa viene dichiarato ogni giorno di più che c’è tutta una strategia, una vera e propria strategia nazionale e politica per cui si parla di adozioni a coppie omo-genitoriali, si parla di educazione gender nelle scuole, si parla di legalizzazione della cannabis e di introduzione nel nostro ordinamento del suicidio assistito e dell’eutanasia …

D. – Però, la legge sulle unioni civili è passata anche con il bicameralismo paritario. Dunque perché dover legare queste cose a una forma di approvazione delle leggi?

R. – Una legge così eticamente sensibile che passa con due voti di fiducia è stato prima di tutto una mancanza profonda di rispetto e di presa in carico delle istanze che due Family day avevano portato avanti. Il secondo punto è la inaffidabilità del premier: aveva dichiarato, all’inizio della sua 17.ma legislatura, che non avrebbe mai tirato fuori argomenti etici, soprattutto che non ci avrebbe mai messo il voto di fiducia e si è comportato in maniera esattamente opposta.

D. – Ma allora, qui subentrano valutazioni di tipo politico e non – tra virgolette – di merito sul testo del referendum …

R. – No, no: adesso le do anche la valutazione di merito. Se è successo quello che è successo con il bicameralismo paritario, figuratevi domani che cosa succede – o potrebbe succedere – quando dovesse passare l’attuale riforma in cui c’è una sola Camera; combinato con l’Italicum, in quella Camera l’esecutivo avrà il 55%, il che vuol dire la maggioranza assoluta; con la clausola di supremazia potrà togliere in qualsiasi momento al Senato qualsiasi sua interlocuzione; con la cosiddetta clausola del voto a data certa, entro 70 giorni qualsiasi disegno di legge di provenienza governativa dovrà essere approvato da quell’unica Camera nella quale il governo conta il 55% dei votanti, di superiorità, lei capisce che di fatto viene instaurato un regime terribilmente autoritario che di fatto può fare passare tutto.

D. – L’Italicum, comunque, non è oggetto del referendum e può essere cambiato con legge ordinaria …

R. – … Certo …

D. – … ma il fatto che comunque i meccanismi parlamentari possano essere più semplici e che una legge non ci metta anche due-tre anni prima di essere approvata, non è un aspetto positivo per voi?

R. – Bisogna dire chiaro e tondo: è una bugia. Perché i tempi legislativi medi in Italia, soprattutto per istanze di ordine governativo, sono esattamente nella media di tutti gli altri Stati europei – Francia, Germania – a cui continuamente guardiamo.








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