2016-12-03 11:00:00

Giordania: la Cei paga affitto e scuole a 8mila famiglie irachene


Più di 8mila famiglie di rifugiati iracheni verranno accolte in Giordania dalla Caritas grazie allo stanziamento di 2 milioni e 200mila euro di fondi da parte della Conferenza episcopale italiana. Sono cristiani fuggiti dalla Piana di Ninive che verranno ospitati in città come Amman, Madbah, Zarqa e Balqa, e la Cei garantirà loro la possibilità di pagare l'affitto per tutto il 2017, in attesa di soluzioni più stabili. Francesco Gnagni ne ha parlato con il direttore di Caritas Giordania Wael Suleiman:

R. – Questi fratelli dell’Iraq - che sono venuti dall’agosto 2014, come tutti sappiamo erano stati mandati via, proprio in quel periodo, da Daesh - sono andati prima a Erbil, poi la Giordania ha aperto la porta a 11 mila persone. In questi due anni, anche con il grande aiuto della Conferenza episcopale italiana, siamo riusciti a mandare tutti i loro figli nelle scuole cristiane in Giordania. La Cei si sta occupando, insieme alla Caritas Giordania e alla nunziatura, del sostegno economico alle scuole. Quest’anno, con la visita di mons. Galantino, è arrivata la buona notizia che si andrà a sostenere proprio le famiglie più bisognose e più povere, proprio quelle che in questi due anni hanno speso tutto il denaro che avevano.

D. – Sappiamo che la comunità cristiana in Iraq ha origini antichissime. Cosa significano per loro questi spostamenti e la condizione nella quale vivono? Vorrebbero tornare nella loro terra?

R. – Dalla prima Guerra del Golfo e fino ad oggi, loro hanno vissuto molto momenti drammatici, e questo è l’ultimo: l’ultimo, per loro, significa che non vogliono più tornare. Noi, la Chiesa in Giordania, anche la Caritas in collaborazione con la nunziatura, cerchiamo di fare il possibile per sostenerli e per convincerli a rimanere almeno in Giordania finché la situazioni non migliori in Iraq, così potrebbero tornare. E noi vediamo l’importanza di un loro ritorno: loro fanno parte dell’Iraq, del Medio Oriente, non devono lasciare. E io penso che con l’aiuto della Cei, con l’aiuto della Chiesa universale, i cristiani debbano essere sostenuti là dove si trovano: in Giordania, in Libano, in Turchia, in Egitto per farli tornare, un giorno, in Iraq.

D. – Sì, perché la Giordania, di fatto, rappresenta sempre più un elemento di stabilità in tutto il Medio Oriente …

R. – Sì. Per questo vorrei ribadire ancora l'importanza di questi due interventi della Cei: l’anno scorso è venuto mons. Galantino, un anno dopo che si era verificato questo dramma, dopo un anno che i bambini non andavano più a scuola. C’è stato, l’anno scorso, questo intervento importante, di mandare tutti a scuola; e parliamo di 1.400 bambini: non è mica poco! Invece, in questo secondo anno mons. Galantino è venuto a trovare questi 1.400 bambini per assicurare un secondo anno scolastico a tutti. Questo secondo intervento, volto ad aiutarli a pagare l’affitto e quindi a rimanere, dà loro un po’ di stabilità, anche a livello psicologico. E lì noi abbiamo visto come questi due interventi siano stati per tutti noi una grande provvidenza da parte della Cei. E la Cei significa la Chiesa italiana, il popolo italiano che sta donando per i suoi fratelli che in questo momento hanno tanto bisogno.

D. – Sappiamo poi che la Giordania è un Paese che fa dell’accoglienza e del dialogo il vero centro delle proprie politiche e che quindi in questo senso rappresenta anche un vero e concreto esempio di misericordia. Quindi chiedo a lei: è così che si combatte il fondamentalismo?

R. – Sì. Penso di sì. Io penso che la Giordania sia un esempio per tutto il mondo. Fa vedere come una minoranza cristiana - noi siamo appena il 2%, noi cristiani in Giordania - noi viviamo insieme da tutti questi anni, ci vogliamo bene, ci rispettiamo … Io penso che sì, questo è l’amore e può vincere: un giorno potrà vincere sul male. Allora, noi non vogliamo che questo rimanga solo per la Giordania; noi vogliamo fare di tutto perché questo possa arrivare a tutti gli altri Paesi del Medio Oriente: in Siria, in Iraq e in tutti gli altri Paesi.








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