2016-12-04 10:30:00

Uzbekistan al voto per eleggere il successore di Karimov


Uzbekistan questa domenica al voto per le elezioni presidenziali. Per l’ex Repubblica sovietica, indipendente dal 1991, si tratta delle prime consultazioni elettorali dopo la morte di Islam Karimov che ha governato ininterrottamente il Paese per 25 anni. Per la prima volta le opposizioni hanno avuto uno spazio pubblico per la campagna elettorale, anche se il favorito rimane l’attuale presidente ad interim, delfino di Karimov. Il servizio di Michele Raviart:

Situato tra le steppe kazake e le alte montagne del Pamir, l’Uzbekistan è il più ricco e popoloso Stato dell’Asia centrale. Ventisette milioni di persone, in grande maggioranza musulmani, in un territorio che comprende le antiche città carovaniere di Samarcanda e Bukhara. Sfruttato dall’impero zarista prima e dal regime sovietico poi per le sue risorse idriche e per il gas, l’Uzbekistan ha raggiunto un’improvvisa indipendenza dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Come gli altri Paesi della Regione ha mantenuto intatto il sistema politico sovietico tanto che il segretario generale del partito comunista uzbeko del 1991, Islam Karimov, ha governato in modo autoritario il Paese fino alla sua morte, vincendo quattro elezioni con consensi sempre superiori al 90%. Ora per la prima volta le opposizioni hanno avuto una visibilità elettorale, anche se il dibattito pubblico è stato dominato dall’erede politico di Karimov, come spiega Fulvio Scaglione, esperto di politica internazionale:

R. – Come spesso accade in questi Paesi, quelli dell’Asia centrale sicuramente, queste elezioni sono teoricamente democratiche ma in realtà a candidato unico che, nel caso dell’Uzbekistan, è l'ex primo ministro Shavkat Mirziyaev che ha gestito la transizione dopo la morte di Karimov come presidente ad interim anche se in realtà questa gestione sarebbe toccata al presidente del Senato, il quale si è ritirato proprio per favorirlo. Quindi tutto fa pensare che, essendo appunto Mirziyaev ex primo ministro e ex primo collaboratore di Karimov, questa elezione di fatto a candidato unico si svolga nel segno della continuità di quanto è stata la gestione di Karimov. Questo in apparenza. Nella realtà sono possibili anche novità nella continuità. Mirziyaev in questo periodo di transizione ha cominciato a fare qualche piccola modifica, qualche apertura ai cittadini. Si è molto concentrato sulla politica interna, soprattutto sull’economia; ha abbastanza trascurato il fronte esterno, dove tra l’altro promette di conservare il rapporto privilegiato e strategico che ha con la Russia di Vladimir Putin che, da parte sua, fu il primo leader ad andare ad onorare la salma di Karimov.

D. - L’Uzbekistan da una parte ha sempre subìto l’influenza della Russia, dall’altra ha sempre cercato di emanciparsi e guidare le altre Repubbliche centroasiatiche verso una maggiore autonomia da Mosca. Cosa può cambiare per il Paese?

R. – Credo che quest’altalena tra realtà e desiderio, tra necessità ed ambizione, continuerà perché comunque tutti questi Paesi dell’Asia Centrale hanno in qualche modo bisogno di aver un punto di riferimento e, dal punto di vista proprio pratico, geografico, concreto, sono in qualche modo stretti in uno spazio dove i confini sono dettati da veri giganti: la Russia da un lato, la Cina dall’altro, la Turchia … Quindi questa necessità di realismo continuerà a permeare la politica di questi Paesi e anche la politica dell’Uzbekistan, il quale tra l’altro ha le forze per difendere alcune istanze proprie. Tutto questo dipenderà molto dal corso che Mirziyaev – se diventerà presidente – darà alla propria politica. Credo che in questo spazio non si tratti di esser sottomessi a Mosca ma di riconoscere che il legame con Mosca è tuttora centrale nell’ambito della politica estera. All’interno di questo riconoscimento poi ci potranno essere degli spazi di manovra anche relativamente ampi. Ho la sensazione che l’Uzbekistan non si appresti a capovolgere le proprie priorità di relazioni estere da un momento all’altro.








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