2016-12-06 14:08:00

Madre Teresa: meriti scientifici e grandi intuizioni sociali


“Fede, scienza e carità. Madre Teresa e l’Università Cattolica”. Tema di un incontro ospitato nel Policlinico Agostino Gemelli, nell’ambito della mostra - allestita nello stesso Ateneo - dedicata alla spiritualità e al messaggio della Santa fondatrice della Missionarie della Carità, che nel 1981 fu insignita nell’Università del Sacro Cuore, a Roma, della Laurea Honoris causa in Medicina e chirurgia. Tra i relatori, il prof. Antonio Gasbarrini, ordinario di Patologia speciale medica e Semeiotica medica, chiamato ad illustrare i meriti scientifici di Madre Teresa? Roberta Gisotti lo ha intervistato:

D. - Prof. Gasbarrini, certo siamo abituati a pensare Madre Teresa, come una santa, non come una scienziata, invece lo è stata?

R. – Santa Madre Teresa è stata geniale nelle sue intuizioni scientifiche. Lei ha cominciato la sua missione nel 1948; fino a quel momento lei era un’istitutrice: insegnava in una scuola ai figli dei coloni britannici. In quell’anno assiste, purtroppo, al grande massacro tra le comunità indù e musulmane e si rende conto del dramma che c’è al di fuori di quella scuola. A questo punto, comincia il suo mandato: c’era qualcosa fuori da quella scuola da fare! Va in qualche modo anche in contrasto con quello che una suora che insegnava nel 1948 poteva fare e decide di uscire, di andare sul territorio. Lei va direttamente negli slum di Calcutta - immaginate quali potevano essere le condizioni di vita e sanitarie - e si occupa all’inizio di igiene e di nutrizione. Questa credo che sia la più incredibile modalità con cui è cominciata quella che noi adesso chiamiamo ‘assistenza territoriale’, quando i nostri assistenti sanitari vanno nelle aree disagiate. Poi, con Kalighat, con la sua prima casa per i malati terminali, ha un’intuizione geniale: le persone che morivano negli slum, dovevano avere una dignità della morte. E lei inventa, in qualche modo per prima, l’hospice residenziale, cioè quelle strutture dove le persone, a fine vita – pensiamo ai malati oncologici o a quelli con importanti malattie croniche – devono andare per avere un’assistenza dignitosa e anche un fine vita dignitoso. E lei lo inventa nel 1950. Poi si occupa dei lebbrosi: capisce che i contagi vanno limitati, che bisogna stare in comunità ristrette; però poi bisogna anche dare la dignità del lavoro a queste persone. E quindi per prima, capisce l’importanza dei luoghi delimitati, con i volontari che permettono il reinserimento di queste persone. A 300 chilometri da Calcutta, nella città della pace, insegna ai lebbrosi a lavorare. E quindi si inventa in qualche modo la terapia occupazionale, che per noi è la normalità: pensate a un carcerato che deve essere reinserito nella società. E lei, nel 1960, già sperimenta la terapia occupazionale. Si occupa anche di disabili mentali: per prima capisce che devono essere portati fuori dalle strutture - i manicomi all’epoca erano delle strutture di contenzione di queste persone - e lei inventa dei luoghi dove si insegnava ai malati psichiatrici a scrivere, a leggere, gli si dava un lavoro. Ed un’altra intuizione incredibile, su cui combatte tutta la sua vita, riguarda la vita nascente: lei prende i bambini che tutti rifiutavano, che venivano lasciati per strada, e invece di relegarli in orfanotrofi, lei in maniera intuitiva - incredibile - capisce l’importanza dell’adozione: cioè del garantire una famiglia a questi bambini. Poi l’opera di Madre Teresa si espande ed esce dall’India, va nel mondo occidentale, si occupa di emarginazione, di alcolizzati, delle persone che sono escluse dalla società. E questo è quello che le Missionarie della carità stanno facendo nel nostro mondo, dove magari non ci sono delle malattie croniche o infettive incredibili, perché l’igiene funziona, ma dove degli emarginati non si occupa nessuno. Quindi, Madre Teresa non ha mai fatto nessuna grande scoperta, però ha capito, prima di tutte, i cardini dell’assistenza sociale, e lo ha fatto come poteva fare solo lei: in silenzio e con dedizione assoluta.

D. – Prof. Gasbarrini, dunque, fede, scienza, in questo caso scienza medica, scienza sociale e anche carità, non sono inconciliabili, ma è un modello nella prassi proponibile solo a persone eccezionali come Madre Teresa o a tutti gli operatori sanitari?

R. – A tutti gli operatori sanitari. Madre Teresa non ha mai voluto che quello che faceva lei rimanesse legato alla singola persona. Capite che un’altra intuizione geniale che ha avuto è che nelle sue case sparse per il mondo si applica sempre lo stesso modello: un modello scientifico e rigoroso; e lei lo ha capito forse prima di tutti. 








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