2016-12-06 15:46:00

Migranti: giro di vite della Merkel. Ancora sbarchi a Pozzallo


"Non tutti i profughi entrati in Germania potranno rimanere, la situazione straordinaria dell'anno scorso non si potrà ripetere”: le parole, oggi, della cancelliera Angela Merkel segnano un’inversione di tendenza della politica di accoglienza tedesca, che però si scontra con gli incessanti sbarchi sulle coste italiane. Francesca Sabatinelli:

Un giro di vite, quello della cancelliera Merkel, imposto dalla incalzante sfiducia dei tedeschi verso la Cdu, una restrizione che si scontra però con i numeri sempre più drammatici delle traversate del Mediterraneo. Secondo l’ammiraglio Credendino, comandate dell’operazione navale europea Sophia, sarebbero tra le 150 mila e le 200 mila le persone pronte a lasciare la Libia per raggiungere l'Europa attraverso l’approdo sulle coste italiane. A Pozzallo, uno dei luoghi di maggiore sbarco, la situazione è estremamente difficile, è da lì che arrivano i racconti della paura e delle violenze a cui sono sottoposti i migranti. A centinaia sono arrivati ieri, perlopiù uomini, provenienti da Libia, Siria, Guinea Bissau, Mali, Niger, Nigeria, Sierra Leone, e tra loro molti minori non accompagnati. Don Paolo Catinello è il direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Noto, cui appartiene Pozzallo:

R. – Si vive una situazione di emergenza. In questo momento stanno nascendo delle case di accoglienza, soprattutto per minori, perché l’emergenza riguarda soprattutto i giovani e i giovanissimi che stanno arrivando negli ultimi giorni. Ecco il perché dell’importanza di un’accoglienza che sia competente e professionale. Ma ci accorgiamo anche di come si faccia una grande fatica. Pozzallo è una piccola cittadina, i servizi, gli strumenti che possiamo avere a disposizione, purtroppo, non riescono a colmare le esigenze delle tante persone che arrivano. Ormai siamo arrivati a numeri molto importanti. In ogni caso, sta nascendo una bella “disponibilità” a collaborare con le case di accoglienza per minori, soprattutto con le nostre parrocchie, dove già in questo Natale verranno avviate delle attività volte all’integrazione.

D. – Lei parlava soprattutto di giovani. Chi sono? Da dove arrivano?

R. – Da questo punto di vista – le dico la verità – non ci sono dei dati certi. Perlomeno io non ne ho in questo momento, perché il fenomeno è in continuo divenire. Qui parliamo di una situazione che cambia di ora in ora. Però è chiaro che arrivano molte persone dall’Africa centrale, tantissime. Vorrei dire solo questo: noi cristiani cattolici crediamo nel Dio dell’alleanza, per cui bisogna crescere sicuramente in una collaborazione, in una sinergia, proprio perché l’uomo ritorna ad essere al centro di tutto. Però ci accorgiamo che spesso c’è diffidenza tra le istituzioni e la Chiesa, oppure non c’è comunicazione, oltre al fatto che purtroppo, lo sappiamo, anche dietro a tanta accoglienza c’è anche tanto interesse economico.

D. - La popolazione, i cittadini di Pozzallo, ma anche di tutto il resto di quella zona, come stanno affrontando la situazione?

R. - Qui sono “abituati”, però è anche vero che si comincia ad assaporare un po’ di sfiducia tra le persone perché, da questo punto di vista, si sentono quasi sole ed abbandonate laddove non c’è un venirci incontro rispetto alle situazioni. Quindi non dipende da una questione di pregiudizio verso i ragazzi che, in questo momento, accogliamo qui a Pozzallo, quanto dal fatto che anche le istituzioni spesso si sentono impotenti dinanzi un fenomeno così grande. Noi, come Caritas, stiamo cercando di avviare relazioni per integrare queste persone attraverso iniziative laddove già vengono accolte, perché Pozzallo è un hotspot e quindi molti arrivano per ripartire immediatamente, o dopo pochi giorni. Quindi il fenomeno – ripeto – ha dei numeri sicuramente importanti, ma al momento non riesco neppure a decifrarli. E le situazioni non sono delle migliori. Vorrei semplicemente aggiungere questo:  che tutte le persone di buona volontà che abbiamo anche qui a Pozzallo, oltre alle nostre comunità parrocchiali, si sensibilizzino verso questo fenomeno. Parliamo veramente di fratelli, di persone che hanno tanto bisogno, prima di un tetto e poi di trovare calore umano. Questa è la cosa più importante. 








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