2016-12-07 12:29:00

Povertà. Il Sud ha votato in difesa del lavoro che manca


"Al Sud il voto al referendum ha espresso la rabbia della gente e la volontà di ancorarsi al caposaldo della Costituzione che fonda l’Italia sul lavoro. Difendere la Costituzione ha significato difendere un lavoro che non c'è". Michele Inserra, capo servizio al Quotidiano del Sud, commenta così l'esito della consultazione elettorale che in Meridione ha premiato di larga misura il 'no'. 

"Qui la voglia di cambiamento non è stato percepita, non è arrivata", continua il giornalista, che analizza in particolare, alla luce delle ultime proiezioni Istat sulla povertà e l'esclusione sociale, la situazione in Calabria. "E' sempre più un deserto. I giovani, soprattutto, emigrano, ma nemmeno più al nord, continuano a dirigersi verso le Americhe, la Germania. E’ un dato preoccupante, questo. Qui percepisci in maniera molto forte che il ceto medio è completamente sparito, che c’è un divario davvero grosso tra i ricchi e i poveri. Le mense Caritas non riescono più a soddisfare tante esigenze. A Cosenza la qualità della vita ha fatto dei passi in avanti (mentre Crotone, lo ha evidenziato la recente classifica de La Sapienza, è al fanalino di coda tra le province, ndr) però vedi per strada che le persone aprono i cassonetti alla ricerca di qualcosa da mangiare per sfamare una famiglia, e non sono immigrati". Inserra sottolinea che bisogna interrogarsi perché si sia arrivati fino a questo punto: "E' un Sud dove la ‘ndrangheta fa fatturati da capogiro. La mafia è più ricca e le Regioni sono più povere, perché la mafia così vuole, che il popolo sia uno schiavo a lei asservita, deve andare ad elemosinare. E' gente veramente abbandonata. Basta fare un giro sulla costa reggina calabrese. Bisogna intervenire - si appella Inserra - perché ogni essere umano deve avere la propria dignità e questa si acquista con il lavoro. Qui oltre al pubblico impiego c'è poco o nulla. Bisogna creare prospettive attraverso nuove attività produttive, ma non è facile giacché non ci sono nemmeno le vie di comunicazione". E chiosa: "Ci dicono che la A3 è ultimata ma sarà sempre arretrata rispetto alle altre". 

Da Genova - dove peraltro si recherà in visita pastorale il Papa il prossimo 27 maggio - giunge la constatazione che l’aggravamento della situazione c’è. "Molte persone che lavoravano fino a molti mesi fa si sono ritrovati in una condizione di grave disagio", spiega Gabriele Verrone, vice direttore dei Servizi della Fondazione S. Marcellino onlus (www.sanmarcellino.it). "Noi osserviamo che di anno in anno ci capitano molto più spesso persone tra i 20 e i 30 anni, oppure ci accade di dover spesso aprire le porte, in una struttura di pronta accoglienza come la nostra, persone che hanno superato i 70 anni. Si tratta di picchi indicativi di un sistema che deve modificarsi e rafforzarsi, senza dubbio", lamenta. "E questa instabilità nel panorama politico non fa che creare ulteriori danni ai servizi sociali che rimangono in stallo perché non si riesce a garantire una progettualità e una calibratura. In Italia si fanno anche buone proposte ma poi ci vuole continuità per garantirà efficacia e qualità. Guardiamo con estrema fiducia la visita che ci farà Papa Francesco, una opportunità che creerà sicuramente spazi di confronto utili anche per noi. Le visite alle strutture di solito hanno un richiamo molto forte sulla cittadinanza ma riportano anche l’attenzione da parte dei politici su servizi che molto spesso vengono trascurati".








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