2016-12-10 07:00:00

Diritti umani sempre più negati: vita, libertà di coscienza, migrazioni


Nella Giornata mondiale dei Diritti umani il Papa ha pubblicato questo tweet: “Lavoriamo tutti con decisione perché nessuno sia escluso dall’effettivo riconoscimento dei diritti fondamentali della persona umana”. La Giornata è un'occasione per ricordare quanti vedono calpestati i propri diritti, innanzitutto il primo diritto, quello alla vita, ormai negato in un silenzio quasi generale. Ci sono poi i diritti fondamentali al cibo, all'assistenza sanitaria, alla casa, al lavoro, conculcati a centinaia di milioni di persone. Sempre più negato anche il diritto alla libertà religiosa, unito alla libertà di coscienza e di espressione, libertà violate perfino nei Paesi occidentali che più fanno vanto di essere tolleranti e democratici. Per questa Giornata, la Caritas Italiana ha pubblicato un Dossier dal titolo "Divieto di accesso. Flussi migratori e diritti negati", dove si spiega il dramma di chi non ha né diritto di migrare né diritto di restare nel proprio Paese. Il rapporto si concentra in particolare sull’Africa. Il servizio di Marina Tomarro:

Sono 244 milioni i migranti presenti nel mondo, di questi il 43% è nato in Asia, il 25% in Europa, il 15% in America Latina e solo il 14% in Africa. Nonostante questi dati però l’Africa risulta come uno dei continenti a più alto tasso di migrazione. Ascoltiamo il commento di Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana e tra gli autori del dossier:

R. – Certamente l’Africa è quella parte di mondo dove i diritti umani sono meno garantiti. Quest’anno, in particolare, abbiamo messo a fuoco il tema del diritto di restare nella propria terra e anche del diritto di migrare; perché in alcuni momenti per una persona, una famiglia, ma anche per intere porzioni di popolazione, questa diventa l’unica possibilità per vivere. Quindi è un diritto a vivere. In Africa si concentrano tutta una serie di fenomeni, in particolare quelli migratori, ma che sono correlati con altri: penso al tema delle guerre, del cambiamento climatico e dell’inquinamento antropico - quindi causato direttamente dall’uomo - soprattutto con riguardo a quei Paesi dell’Africa che sono diventati un po’ la “spazzatura” del mondo. Ecco, abbiamo messo questi fenomeni sotto i riflettori, denunciando la lesione dei diritti umani fondamentali di queste persone.

D. - Spesso chi decide di migrare lo fa a causa della povertà estrema o per sfuggire ai conflitti e alle violenze che negli ultimi anni hanno segnato Paesi come il Sud Sudan, la Repubblica Centrafricana e il Burundi. Le destinazioni principali dei rifugiati, che sono il 4,1% della popolazione africana, sono l’Etiopia, l’Eritrea e il Kenya. Tra le destinazioni extracontinentali al primo posto c’è l’Europa, che nel 2015 ha visto l’arrivo di nove milioni di migranti africani. Tanti sono gli abusi subiti da queste persone per riuscire a scappare. Infatti, il 74% dei migranti durante il viaggio subisce la detenzione, mentre il 53% rimane vittima della tratta. Le difficoltà continuano anche una volta giunti alla meta...

R.  – Certamente la restrizione, cioè una normativa via via sempre più stringente verso l’afflusso di migranti: persone che emigrano sia per motivi legati alla povertà o alla ricerca di una vita migliore, ma anche i richiedenti asilo e i rifugiati in senso stretto. Questa restrizione riduce spesso queste persone ad uno stato di irregolarità, che significa mancanza di documenti, visti o permessi di soggiorno. E quindi il problema principale è certamente quello di ricondurre queste situazioni a percorsi di legalità; spesso anche le Chiese locali e la Caritas accompagnano le persone nella difesa dei propri diritti, perché certamente non è una colpa l’essere povero o in fuga da una guerra. Ovviamente, poi, si trovano quasi sempre a fare dei lavori molto umili, molto spesso in nero o senza le tutele di sicurezza a cui i cittadini dei rispettivi Paesi sono invece sottoposti o ai quali vengono garantite. E quindi spesso si trovano a fare quei lavori anche più rischiosi della loro vita.

D. - Fondamentale diventa allora anche il ruolo delle istituzioni per favorire una immigrazione che sia sempre più a favore della dignità umana...

R. – Globalmente parlando, tutti sappiamo come la migrazione sia una ricchezza per i Paesi che ospitano, ancor più quando i Paesi ospitanti hanno situazioni, come accade in Europa o in Italia, con un saldo demografico negativo. Il problema è la demagogia: cioè l’identificare talvolta queste persone come il capro espiatorio di mali ben più profondi e ben diversi delle società di accoglienza. Ecco perché una visione molto più ampia e lungimirante probabilmente è la cosa più importante a cui puntare, a partire dalla scuola stessa. Il mondo è sempre andato avanti così: mischiando provenienze diverse di persone. E queste mescolanze hanno sempre fatto fare dei salti anche nello sviluppo umano integrale delle persone. Quindi, non solo costringere chi arriva ad adeguarsi, come spesso si dice, a chi già è in un posto; ma costruire insieme il proprio futuro prendendo le parti migliori degli uni e degli altri.








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