Si è svolto l’8 e il 9 dicembre ad Amburgo il 23.mo vertice ministeriale dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). Presenti tutti i ministri degli Esteri dei 57 Paesi membri e degli 11 Stati partner. Al centro, i principali temi economici e politici del panorama internazionale. In primis, la lotta al terrorismo globale e la guerra in Siria, nonché la questione del disarmo e le restrizioni ai diritti umani in molte aree del mondo. A rappresentare la Santa Sede è stato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.
La radice di ogni male è l'esclusione
Esclusione. È il nemico occulto della pace e dunque
della sicurezza. Quello che scava dietro la facciata degli “impegni solenni”, generando
discriminazioni di tutti i tipi e corruzione, quindi assenza di diritti, la morte
della dignità delle persone, la paura, la ribellione, la guerra. Una filiera del male
dal costo sociale abnorme, che mons. Gallagher denuncia con un intervento dai passaggi
intensi. Sono “diversi – afferma – i conflitti
che continuano a traumatizzare alcune parti della regione dell’Osce”, anche perché,
sottolinea, in certi casi neanche le “Missioni speciali” dell’organismo di sicurezza
e cooperazione continentale “sono capaci di mantenere il cessate-il-fuoco o assicurare
l’attuazione degli accordi raggiunti”, come per esempio in Ucraina, uno dei “conflitti
congelati” dello scacchiere mondiale. Il risultato è un desolante orizzonte che, “da
est a ovest di Vienna”, mostra – osserva mons. Gallagher, una preoccupante e “continua
presenza di crimini e atti di odio”, di “intolleranza”, di varia natura. Dove alligna
l’esclusione, elenca, scaturisce il campionario degli orrori, “il traffico umano,
la vendita di organi e tessuti umani, lo sfruttamento sessuale di ragazzi e ragazze,
il lavoro schiavo, compresa la prostituzione, il commercio di droghe e armi, il terrorismo
ed il crimine organizzato internazionale".
Donne e religioni, artefici di pace
Dunque, pace e sicurezza per l’Europa sono una questione di inclusione sociale ed
economica, per le quali il segretario per i Rapporti con gli Stati invoca con un senso
di urgenza “passi concreti” e “misure immediate”. E ne indica alcuni direttamente,
rinnovando anzitutto la richiesta di “un maggiore coinvolgimento delle donne” nella
“prevenzione e nella risoluzione dei conflitti”. E, analogamente, una nuova considerazione
del “ruolo costruttivo delle religioni”. Altro che ritenere le fedi come “fattore
negativo nella società”: mons. Gallagher bolla come “falsa” questa “idea diffusa”
e piuttosto ricorda come in tempi recenti il dialogo costruito da Papa Francesco abbia
portato a “risultati promettenti” in Africa e America Latina e ricorda anche il caso
emblematico della lettera spedita nel 1965 dai vescovi polacchi a quelli tedeschi,
gesto fondamentale per la “riconciliazione” post bellica tra le due nazioni.
Non abbandonare i migranti
Il rappresentante vaticano stigmatizza la piaga della corruzione (dove c’è, si produce
“violenza” e “sono i poveri a soffrire”), quindi affronta anche il nodo delle migrazioni.
La sostanza non cambia. “Questi movimenti – dice senza giri di parole – sono la conseguenza
di disuguaglianze sociali ed economiche, conflitti violenti, catastrofi ambientali
e naturali”, di “persecuzioni religiose ed etniche”. Chi lascia la propria terra per
un’altra, ripete mons. Gallagher, non deve essere trattato “come una minaccia alla
stabilità e alla sicurezza nazionale” e quindi abbandonato “allo sfruttamento da parte
di persone senza scrupoli”. Piuttosto dei migranti, sostiene, va “riconosciuto e affermato
il contributo notevole e positivo che danno ai Paesi riceventi”.
Buon governo e connettività
La Santa Sede, chiosa mons. Gallagher, “apprezza gli sforzi per costruire un consenso
sulla decisione del Consiglio ministeriale in merito al rafforzamento del buon governo
e alla promozione della connettività”. Sarebbe “uno strumento – commenta – molto utile
per affrontare gli aspetti più ampi dell’esclusione economica e sociale”. (A
cura di Alessandro De Carolis)
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