2016-12-11 11:26:00

Papa: per Siria una scelta di civiltà. Sì a pace, no a distruzione


Non dimentichiamo Aleppo: questo l’appello del Papa all’Angelus, in cui ha chiesto di fare una scelta di pace per tutti coloro che stanno soffrendo a causa della guerra e della distruzione. Francesco ha anche pregato per i morti e per i feriti della violenza in altri Paesi del mondo, come l'Egitto e, nell’approssimarsi del Natale, ha invitato ad aprirsi alla gioia profonda nell’attesa dell’arrivo del Signore. Servizio di Francesca Sabatinelli:

E’ un drammatico appello quello che Francesco lancia dopo l’Angelus, per ricordare che nella Siria tutta, e ad Aleppo in particolare, vi sono persone che soffrono. Ogni giorno sono vicino a loro, dice il Papa, soprattutto nella preghiera:

“Non dobbiamo dimenticare che Aleppo è una città, che lì c’è della gente: famiglie, bambini, anziani, persone malate… Purtroppo ci siamo ormai abituati alla guerra, alla distruzione, ma non dobbiamo dimenticare che la Siria è un Paese pieno di storia, di cultura, di fede. Non possiamo accettare che questo sia negato dalla guerra, che è un cumulo di soprusi e di falsità. Faccio appello all’impegno di tutti, perché si faccia una scelta di civiltà: no alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria”.

Il pensiero del Papa è andato anche agli "efferati attacchi terroristici" che hanno colpito, nelle ultime ore, diversi luoghi tra i quali Il Cairo, in Egitto, dove un attentato in una chiesetta, nei pressi della cattedrale copta di San Marco, ha provocato decine di morti e feriti:

"Diversi sono i luoghi, ma purtroppo unica è la violenza che semina morte e distruzione, e unica è anche la risposta: fede in Dio e unità nei valori umani e civili. Vorrei esprimere una particolare vicinanza al mio caro fratello Papa Tawadros II e alla sua comunità, pregando per i morti e i feriti".

In questa terza domenica di Avvento, Francesco richiama all’invito di San Paolo a rallegrarsi nel Signore, spiegando che si tratta di gioia profonda:

“Non è un’allegria superficiale o puramente emotiva quella alla quale ci esorta l’Apostolo, e nemmeno quella mondana o quella allegria del consumismo, no, non è questa, ma si tratta di una gioia più autentica, di cui siamo chiamati a riscoprire il sapore, il sapore della vera gioia. E’ una gioia che tocca l’intimo del nostro essere, mentre attendiamo Gesù che è già venuto a portare la salvezza al mondo, il Messia promesso, nato a Betlemme dalla Vergine Maria”.

Di fronte ad una situazione di desolazione, di un destino inesorabile senza Dio, prosegue il Papa, come quella raccontata da Isaia, la salvezza è annunciata dalla venuta del Signore, che tutto trasforma, che “afferra tutto l’essere umano e lo rigenera”:

“Dio è entrato nella storia per liberarci dalla schiavitù del peccato; ha posto la sua tenda in mezzo a noi per condividere la nostra esistenza, guarire le nostre piaghe, fasciare le nostre ferite e donarci la vita nuova. La gioia è il frutto di questo intervento di salvezza e di amore di Dio".

Tutti i cristiani sono chiamati a farsi coinvolgere dal sentimento di esultanza: 

"Un cristiano che non è gioioso, qualcosa manca a questo cristiano, o non è cristiano! La gioia del cuore, la gioia dentro che ci porta avanti e ci dà il coraggio".

Il Signore che libera da tutte le schiavitù interiori ed esterne, indica "la strada della fedeltà, della pazienza e della perseveranza perché, al suo ritorno, la nostra gioia sarà piena”:

“Il Natale è vicino, i segni del suo approssimarsi sono evidenti per le nostre strade e anche nelle nostre case; anche qui in Piazza è stato posto il presepio con accanto l’albero. Questi segni esterni ci invitano ad accogliere il Signore che sempre viene e bussa alla nostra porta, bussa al nostro cuore, per avvicinarci; ci invitano a riconoscere i suoi passi tra quelli dei fratelli che ci passano accanto, specialmente i più deboli e bisognosi".

Francesco, in conclusione, chiede quindi di condividere con gli altri la gioia dell’imminente arrivo del Redentore “donando conforto e speranza ai poveri, agli ammalati, alle persone sole e infelici”.








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