2016-12-13 12:49:00

Italiani del Mondo: presentato il rapporto sui “nuovi migranti”


È stato presentato questa mattina a Torino il Rapporto “Italiani del Mondo 2016”, promosso dalla Fondazione Migrantes, con lo scopo di analizzare la situazione dei “nuovi migranti” presenti in Italia. Molti di questi, nonostante siano stranieri, possiedono documenti italiani ma decidono di espatriare. Al contempo, il fenomeno dei nuovi migranti non riguarda solamente gli stranieri ma anche la generazione dei cosiddetti “Millennials”, ragazzi nati tra gli anni 80 e il 2000, altamente istruiti e tecnologicamente avanzanti che, non potendo auspicare un futuro lavorativo nel Paese di origine, cercano futuro all’estero. Questo il fulcro de “La condizione dei millennials in Italia: la fotografia del Rapporto giovani”, introdotto per l’occasione dalla Prof.ssa Cristina Pasqualini rappresentante dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo. A illustrare il tema Delfina Licata, curatrice del rapporto per la Fondazione Migrantes , al microfono di Sabrina Spagnoli:

R. – L’edizione 2016 del Rapporto Italiani nel mondo ha evidenziato ancora una volta una crescita della mobilità italiana, soprattutto caratterizzata da giovani, giovani adulti e giovani famiglie: oltre 107 mila italiani, da gennaio a dicembre del 2015, hanno lasciato il territorio italiano per motivazioni diverse. Si tratta, quindi, di un universo complesso e tale complessità necessita di essere indagata con le dovute cautele, proprio per restituire un’immagine quanto più esaustiva e veritiera di quelle che sono le motivazioni che spingono alla partenza, che non sono solamente legate alla ricerca di un posto di lavoro, dovute cioè alla crisi occupazionale ed economica vissuta dall’Italia, ma delle esigenze di realizzazione a 360° e questo proprio da come emerge dalle interviste che abbiamo realizzato lungo il corso di questa ricerca.

D. – Qual è la condizione dei "millennials": si parla di giovani molto preparati, anche più delle passate generazioni oppure i dati di inoccupati sono allarmanti…

R. – Si tratta sicuramente di giovani molto preparati, che - proprio grazie a questa preparazione  - sentono la necessità di essere impegnati attivamente all’interno del contesto sociale. E laddove non trovano un contesto che risponda alle loro necessità in Italia, finiscono col vedere l’estero come l’alternativa possibile per questa realizzazione. Ed ecco che la partenza diventa l’unica scelta possibile. E in questo è la questione dannosa della mobilità italiana in questo momento: non si sceglie di partire, ma la partenza diventa quasi un obbligo; e la dannosità diventa ancora più elevata, perché non si può scegliere di rientrare, ma si deve per forza restare all’estero. Questo discorso della non biunivocità di un percorso migratorio e il fatto che la mobilità italiana – al contrario di quello che si viene a creare per altri Paesi – non sia circolare, diventa la grossa piaga sociale, proprio perché la mobilità porta sicuramente ad un arricchimento culturale, ma il fatto di non poter mettere a frutto per il Paese da cui si parte quello che è l’arricchimento di un periodo trascorso all’estero, fa sì che la mobilità diventi impoverimento e non arricchimento.

D. – L’Italia ha la percentuale più elevata di giovani che ritengono che gli immigrati siano troppi. Come mai questo sentimento? Di fatto cercano fortuna come gli italiani all’estero…

R. – Da una parte è vero questo, ma la stessa ricerca del Rapporto Giovani dice anche che sono i più accoglienti in Europa, rispetto alla stessa ricerca portata avanti. Quindi diciamo che il loro sentimento è molto complesso e anche un po’ influenzato, forse, da quello che si sente dire all’interno dei mass-media. Vero è che comunque i giovani italiani sono propensi all’accoglienza e comunque al confronto con altre culture e diventano anche più positivi nell’incontro con l’altro, che questo avvenga nel nostro Paese o fuori del nostro Paese, cioè quando l’italiano è in mobilità. 

 

 

 








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