2016-12-14 16:46:00

Si è spento il card. brasiliano Evaristo Arns: aveva 95 anni


Si è spento oggi il cardinale brasiliano Paulo Evaristo Arns: aveva 95 anni. Dell’Ordine dei Frati Minori, nominato da Paolo VI nel 1970 arcivescovo di San Paolo del Brasile e creato cardinale nel 1973, ha guidato questa Diocesi per 28 anni. Uomo di profonda spiritualità e nello stesso tempo di grande semplicità, è stato un pastore sempre in mezzo alla sua gente, molto amato dai fedeli di cui condivideva i problemi e le sofferenze. Ha difeso coraggiosamente i diritti umani al tempo della dittatura brasiliana, schierandosi al fianco dei poveri e degli oppressi. E' morto stringendo tra le mani la sua croce pettorale. Era l'ultimo porporato vivente creato da Paolo VI. Il cardinale Odilo Scherer, attuale arcivescovo di San Paolo, lo ricorda con parole commosse al microfono di Silvonei Protz:

R. – Il cardinale Arns è stato anzitutto un uomo di grande fede; un uomo semplice, ma anche  una persona di grande cultura, direi una personalità di spicco; un religioso, un vero francescano, in cui la spiritualità francescana, nel corso di tutta la sua vita, è stato il suo marchio. E’ stato un uomo di Chiesa, un vero pastore della Chiesa, sempre vicino al popolo, molto sensibile alla sofferenza, alle situazioni, alle difficoltà e ai disagi delle persone. E’ stato un uomo sensibile anche alle questioni sociali, ai diritti civili, alle questioni della politica e della vita democratica. E’ stato un uomo che ha davvero voluto mettere in pratica quello che dice il Concilio nella “Gaudium et Spes”, soprattutto quello che riguarda la libertà, la dignità umana, i diritti umani e la promozione della giustizia sociale riguardo soprattutto alla dignità dei poveri e di tutti coloro che, in qualche maniera, erano privati dei diritti umani a causa di regimi autoritari.

D. – Qual è l'eredità del cardinale Arns?

R. – Lui lascia una grande eredità! E’ stato arcivescovo di San Paolo per 28 anni; e prima era stato anche vescovo ausiliare di San Paolo per 3-4 anni; da giovane frate francescano fu professore di patristica; aveva studiato alla “Sorbona” di Parigi e quindi era un uomo che si muoveva molto bene anche nel mondo della cultura. Come pastore era un uomo semplice, amava stare in mezzo alla gente, gustare le cose semplici: è un uomo che ha lasciato un grande esempio e che ha fatto molto bene nell’arcidiocesi di San Paolo.

D. – Ha vissuto durante il periodo della dittatura in Brasile…

R. – Sì, ed è stato un po’ il simbolo della resistenza contro gli abusi autoritari del regime militare di quell’epoca. Difendeva, senza alcun compromesso, i diritti umani e la dignità umana; denunciava gli abusi, le torture e la persecuzione politica. E' sempre stato un uomo che ha difeso anche le libertà democratiche, affinché la società si organizzasse non in modo autoritario ma in modo democratico. Quindi sì, un uomo di dialogo: di dialogo civile, di dialogo religioso, dialogo interreligioso. E questo fa parte della sua vita e della sua eredità. Per finire, devo dire una cosa bella: in questi ultimi giorni, quando si vedeva ormai che non stava bene, si è messo fra le mani la sua croce pettorale. L'ha stretta forte fra le sue mani e non l’ha lasciata fino al momento della morte… Questo è stato un segno molto bello, proprio nel giorno in cui la Chiesa ricorda la memoria di San Giovanni della Croce.








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