2016-12-15 12:43:00

Indonesia, processo a governatore. Nunzio: ci sia armonia tra le fedi


Il governatore di Giakarta, il cristiano di etnia cinese Basuki Tjahaja Purnama, è stato condotto in tribunale con l'accusa di blasfemia, per via di alcune dichiarazioni che hanno provocato sollevazioni popolari da parte delle opposizioni di fede musulmana. La seconda parte del processo si terrà il 20 dicembre. A proposito della vicenda Francesco Gnagni ha intervistato il nunzio apostolico in Indonesia mons. Antonio Guido Filippazzi:

R. – A Giakarta vi sono state due grandi manifestazioni promosse da gruppi islamici: la prima per mettere sotto accusa il governatore stesso, come poi è avvenuto, perché è stato incriminato; e la seconda per chiedere che, già in attesa del processo, egli venisse incarcerato. Il processo si è aperto il giorno 13, con una udienza in cui il governatore ha ribadito di non aver voluto assolutamente offendere l’islam e in cui ha ricordato i suoi legami con l’islam; ha anche pubblicamente pianto. Quindi è stato un momento anche molto emotivo. La prossima udienza si svolgerà il 20 dicembre, ma è difficile prevedere quanto durerà il processo, come si concluderà… Insomma, la fase è ancora tutta aperta e incerta. Certamente, stando qui a Giakarta, soprattutto nei giorni precedenti le manifestazioni di cui ho detto prima, si respirava un'aria di grande tensione, ma anche di un certo timore, perché la prima manifestazione aveva registrato – alla fine – anche degli scontri fra manifestanti e Forze di Polizia ed atti di violenza, che si temeva si potessero ripetere anche il 2 dicembre: cosa che non è avvenuta. Si può dire che in molti appartenenti alla popolazione islamica c’è un sentimento di ostilità verso il governatore; ma nelle minoranze non islamiche vi è il timore che ci possano essere contro di esse atti discriminatori o violenti. Sembra un po’ compromettersi quella atmosfera di armonia sociale e religiosa che si dice caratterizzi l’Indonesia. Sul prossimo Natale un po’ pesa questa ombra… Anche se dopo alcuni atti discriminatori verso i cristiani, tutti si sono affrettati ad affermare che sarà un Natale in cui i cristiani potranno liberamente celebrare la nascita del Signore Gesù.

D. – Eppure sembra che durante il suo mandato, il governatore abbia fatto costruire diverse moschee, assieme anche ad altre varie iniziative a favore dei musulmani. Come si potrebbero spiegare, quindi, questi attacchi?

R. – E’ vero quello che lei dice ed è vero anche che, in generale, la sua amministrazione è stata apprezzata per l’efficienza, per la capacità di realizzazione. Va anche ricordato che, a volte, il governatore è un po’ forte nel suo modo di parlare e quindi si è creato delle ostilità per alcuni interventi molto decisi. D’altra parte, ci sono dei gruppi che sin dall’inizio hanno periodicamente manifestato contro il governatore. C’è poi la questione politica, la questione di chi governerà Giakarta: qui c’è chi dice che, in fondo, la questione non sarebbe tanto religiosa quanto l’accusa religiosa sarebbe un pretesto per eliminare un candidato che, prima di questa vicenda era considerato vincente.

D. – Qual è il suo augurio? Qual è la speranza?

R. – L’augurio è che si ritorni a quello che costituisce spesso la fierezza dell’Indonesia: essere cioè il più grande Paese islamico del mondo, in cui però possono convivere pacificamente cittadini che appartengono a diverse religioni e a diverse etnie. L’auspicio è che si ricomponga e si consolidi questo equilibrio, questa armonia che fa sì che l’Indonesia sia stata guardata e sia guardata tuttora come un Paese, in qualche modo, esemplare. 








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