Il vero dramma di una milizia pesantemente munita di armi di distruzione di massa è che non ha regole per fare una guerra. Tutto può essere un obiettivo: un madre con il figlio, un quartiere di famiglie. Chiunque un nemico, anche un uomo vecchio e disarmato.
Armati e impuniti
Mons. Berandito Auza affronta un tema scottante evitando concetti teorici. Al dibattito
in seno al Consiglio di sicurezza dell’Onu, dedicato all’agenda globale sulla non
proliferazione delle armi di distruzione di massa, il rappresentante vaticano punta
il dito contro i cosiddetti “attori non statali” il cui coinvolgimento “in guerre
e conflitti – afferma – è ultimamente aumentato e ciò ha avuto effetti orribili sulle
popolazioni civili, in maggior parte donne, bambini, anziani e disabili”. Questo perché,
spiega, “gli attori non statali usano le armi di distruzione di massa impunemente
e nella più totale illegalità, mostrando poco o nessun riguardo per l'immunità dei
civili”.
Condanna senza riserve
A preoccupare, osserva mons. Auza, sono “i progressi tecnologici” registrati “nella
potenza distruttiva dei sistemi d'arma”, che producono “catastrofi sempre più spaventose”.
Per la Santa Sede, asserisce con fermezza, “qualsiasi atto, qualsiasi arma che mira
indiscriminatamente a distruggere intere città o vaste regioni assieme ai loro abitanti
è contro l’intero diritto umanitario internazionale e contro tutte le idee di civiltà,
e merita una inequivocabile condanna, senza riserve e senza esitazioni”. Mons. Auza
stigmatizza anche il commercio di armi che a “diversi livelli”, sostiene, vede alcuni
Stati fornire armi ad altri Stati “pur sapendo che esse saranno utilizzate per perpetuare
atrocità di massa, sopprimere i diritti umani fondamentali e arretrare lo sviluppo
di interi popoli e nazioni”. “Transazioni”, soggiunge ricordando Papa Francesco, che
permettono guadagni ingenti e facili a prezzo di sangue innocente.
Nuova etica globale
Dunque, è la considerazione del presule, “combattere e sconfiggere l'illegale e criminale
commercio di armi è fondamentale per prevenire gli attori non statali nel possesso
e nell’uso delle armi di distruzione di massa e in tal modo prevenire le atrocità
che commetteranno nell’usare quelle armi. Rafforzare le leggi e le convenzioni a livello
multilaterale, bilaterale e nazionale è un passo necessario nella giusta direzione”.
Tutto quanto ruota attorno al commercio e alle politiche in materia di armi di distruzione
di massa e di tutti sistemi d'arma deve essere sostituito, propone mons. Auza, “da
una nuova etica globale” che induca i Paesi a ricercare “sicurezza, legittimità e
forza” non nella produzione di armi quanto nell’investire “le proprie risorse promuovendo
lo sviluppo socioeconomico, la partecipazione diplomatica e politica, il rispetto
dei diritti umani fondamentali e dello Stato di diritto e la cooperazione e la solidarietà
a livello regionale e internazionale”.
Agenda 2030 illusoria senza stop alle armi
“La non proliferazione, il controllo degli armamenti e il disarmo sono alla base
della sicurezza globale, del rispetto per i diritti umani e dello sviluppo sostenibile”,
ribadisce l’osservatore vaticano. “Senza di loro – conclude – il raggiungimento della
tanto decantata Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sarà seriamente compromessa.
Senza di loro, catastrofi che avrebbero potuto essere evitate nei riguardi delle persone
e dei popoli continueranno a verificarsi. Senza una maggiore cooperazione internazionale
e regionale, in particolare tra gli Stati produttori di armi nel rigore del controllo
e nella limitazione del movimento di armi di distruzione di massa, è illusorio parlare
di una strategia globale in grado di fermare la proliferazione di tali armi da parte
e tra gli attori non statali”. (A cura di Alessandro De Carolis)
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