2016-12-20 14:37:00

Assolta farmacista: aveva rifiutato di vendere pillola giorno dopo


Il Tribunale di Gorizia ha assolto la farmacista triestina che nel 2013 aveva rifiutato di vendere una cosiddetta "pillola del giorno dopo". Era imputata di omissione o rifiuto di atti di ufficio perché, in qualità di farmacista e quindi incaricata di pubblico servizio, durante il turno notturno si rifiutava di consegnare il farmaco nonostante l'esibizione di ricetta medica. Luca Collodi ne ha parlato con Simone Pillon, l'avvocato che ha tutelato la farmacista nel sostenere il suo diritto all'obiezione di coscienza:

R. - E' una sentenza innovativa, direi: la prima nel nostro Paese che riconosce l’obiezione di coscienza per i farmacisti per la somministrazione della pillola del giorno dopo. Ma il problema vero è che non avremmo neanche dovuto arrivare a questa sentenza, perché è comunque costata tre anni di processo a una madre di 5 figli oltretutto. Se ci fosse stata una legge che, come si chiede da anni, avesse regolato l’obiezione per tempo, non saremmo dovuti arrivare al sacrificio individuale di una persona che ha deciso di andare fino in fondo per non fare compromessi con la propria coscienza. Per me è stato un onore difendere una donna come questa, però non posso che auspicare che quanto prima si arrivi ad approvare una legge che riconosca il primo diritto di ogni essere umano, che dopo quello della vita ha come primario diritto quello della libertà!

D. - Avvocato Pillon, la sentenza ribadisce il diritto costituzionale all’obiezione di coscienza?

R. - Esattamente. La nostra Costituzione già più volte è stata interpretata in modo molto chiaro dalla Corte Costituzionale laddove si è voluto leggere nella libertà di pensiero, nella libertà di parola e nella libertà di religione il corollario e cioè il diritto costituzionale alla libertà di coscienza. Quindi il tribunale di Gorizia, coraggiosissimo, aveva già tutti i principi sufficienti e necessari per poter arrivare a un proscioglimento del genere.

D. - A che punto è in Parlamento la legge che tutela la libertà di coscienza? 

R. - Il problema vero è che ci sono numerose proposte di legge che sono state presentate da diversi parlamentari. Ci sono anche due pareri del Comitato nazionale di bioetica che hanno entrambi sottolineato la necessità e l’urgenza di una legge di tal fatta ma il dibattito è bloccato per ragioni ideologiche. Si vuole sostanzialmente affermare che l’obiezione di coscienza non deve essere resa possibile. Noi chiediamo con forza che l’iter venga sbloccato e si riconosca il necessario bilanciamento dei diritti in una società che a parole si dice pluralista dal punto di vista etico ma poi nei fatti cerca in ogni modo di adottare il pensiero unico.








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