2016-12-21 07:07:00

Inaugurato il Presepe al Quirinale tra religiosità e tradizione popolare


Inaugurata la scorsa settimana la mostra “Il Presepe. Religiosità e tradizione popolare” alla presenza del Capo di Stato Mattarella, nella Palazzina Gregoriana del Quirinale, dove è esposto il maestoso Presepe custodito all’interno del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma. Non si tratta di un mero e semplice simbolo delle festività, ma di una vera e propria testimonianza  strettamente connessa con le radici dell’Italia. Le figure che compongono l’opera raffigurano usi e costumi delle regioni italiane, opera di autorevoli maestri napoletani del XVIII e del XIX secolo. Non solo, il Presepe si pone anche come portatore di un discorso di stampo sociale ben preciso. A illustrare la composizione e il suo messaggio il Prof. Leandro Ventura, direttore del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari, al microfono di Sabrina Spagnoli:

R. – Sicuramente è un’importante testimonianza delle nostre radici culturali, tanto che già nel 1911, quando vennero raccolte le figure presepiali che costituiscono il nucleo del Presepe, sono state raccolte queste figure proprio per questo scopo. In occasione della mostra internazionale che si svolse a Roma nel 1911 per celebrare il cinquantesimo dell’Unità d’Italia, il curatore della mostra etnografica, Lamberto Loria, decise di presentare per Natale un presepio, proprio come espressione dell’unità nazionale. E si scelse appunto il presepe napoletano, perché era il presepio di maggiore tradizione. Vennero raccolte un migliaio di figure presepiali un po’ in tutta Italia sul mercato antiquario; e venne allestito questo presepio che doveva proprio rappresentare l’unità della nazione. Anche come origine storica questo presepio rappresenta l’Unità d’Italia e le tradizioni italiane.

D. – Le raffigurazioni di questo Presepe non si limitano solamente alla nascita di nostro Signore, ma rappresentano anche episodi ben più ampi…

R. – Come tutti i presepi napoletani, ovviamente, questo presepio racconta anche momenti di vita quotidiana: ci sono i vari dettagli un po’ canonici come l’osteria, il banco del lotto, il mercato… C’è anche il porto, la spiaggia con le barche sul fondo; ci sono delle figure che raccontano un contesto molto complesso e articolato che è quello della vita quotidiana. Però la raccolta del Museo delle arti e tradizioni popolari di figure presepiali, presenta anche una particolarità: noi abbiamo anche delle scene che raccontano gli episodi dell’infanzia di Cristo. Quindi sono tutta una serie di episodi legati al ciclo dell’infanzia, narrati sia attraverso i Vangeli canonici sia quelli apocrifi, che ci raccontano quello che è avvenuto prima e subito dopo il momento della Natività: quindi dall’annunciazione fino al Cristo tra i dottori. Quindi è un po’ un racconto ad ampio respiro che va oltre la scena delimitata del presepe.

D. – Qual è il messaggio di quest’opera? C’è comunque un discorso di tipo sociale?

R. – C’è un discorso di tipo sociale che si collega però, anch’esso, ad uno di tipo religioso, sicuramente. Perché è chiaro che il crollo del Paganesimo viene rappresentato dalle rovine del Tempio antico, piuttosto che in una capanna, una stalla o una grotta, all’interno delle quali si colloca la Sacra Famiglia: il nucleo centrale della scena della Natività. Però il discorso sociale riguarda ovviamente tutte le classi sociali, perché alla scena della Natività partecipano tutte le persone che appartengono ad ogni classe sociale della Napoli del 1700: dai popolani ai mendicanti agli aristocratici… Uomini e donne, senza distinzione di classe sociale e anche di appartenenza etnica; perché, tra le figure del Presepio, noi abbiamo figure occidentali ma anche orientali, e abbiamo individuato anche un ebreo. Sono cioè figure che raccontano l’universalità del messaggio di salvezza portato sulla terra dalla nascita di Cristo. 








All the contents on this site are copyrighted ©.