2016-12-24 08:00:00

Gaza. Il parroco: Natale senza luci ma con la speranza nel cuore


Il Natale al termine del Giubileo della misericordia: un momento di speranza e di perdono per un popolo assetato di pace e giustizia. Così racconta al microfono di Gabriella Ceraso il periodo di festa che stiamo vivendo, il parroco di Gaza, padre Mario Da Silva:

 

R. - Quest’anno abbiamo approfittato per predicare su questo tema: che cos’è la misericordia e in modo speciale il perdono; non solo l’essere perdonato ma anche il perdonare coloro che sono nostri nemici, coloro che ci fanno del male. Qui, è molto importante perché le ingiustizie che soffrono i palestinesi a Gaza sono molto grandi. Allora, bisogna saper perdonare veramente.

D. - Il Natale è soprattutto – come dice il Papa – la festa della vicinanza di Dio, attraverso suo Figlio, a noi. Come far sentire questa vicinanza ad una popolazione che è in costante sofferenza?

R. - Qui sembra che il Natale sia una festa ancora più grande della Pasqua; è il momento in cui tutta la comunità cristiana ci viene a fare una visita, a fare gli auguri di Natale, qui il Natale è la festa della pace. Siccome questo popolo ha tanto bisogno di pace, questo è il momento più propizio per avere una speranza. Questa vicinanza con Dio di cui ci parla il Papa, la possiamo vedere qui, perché anche se viviamo nel disagio, anche se ci sono guerre e ingiustizie, si vede una vicinanza di Dio in modo speciale tramite la Chiesa. Qui la Chiesa non ha solo il ruolo spirituale che ricopre in tutto il mondo, ma anche un ruolo sociale, cioè l’aiuto che la Chiesa rende a tutta la popolazione. Gli aiuti provengono da diverse parti del mondo che ci fanno sentire Dio, anche materialmente, più vicino a noi.

D. - Le paure e le speranze che consegnerete a questo Bambino che nasce nuovamente nel Natale, ma nasce prima di tutto nei nostri cuori …

R. - La speranza che chiediamo sempre a Dio, al Bambino Gesù, è la pace; una pace che sia duratura. Il timore è sempre quello di avere una tragedia, qui. Ormai le tensioni cominciano ad innalzarsi; ad esempio, alcune persone della comunità musulmana mi chiedevano se avrebbero lasciato entrare i cristiani a Messa dopo quello che è successo in Egitto, … Allora, questo è il nostro timore.

D. - Il Natale è propriamente la festa dei bambini prima di tutto. In loro, c’è gioia come negli altri bambini del resto del mondo?

R. - Qui abbiamo tre scuole; arriviamo quasi a duemila bambini! Noi dobbiamo lavorare con loro. Dobbiamo mettere speranza in loro perché loro sono il nostro futuro. Bisogna educarli alla pace, alla religione, anche alla religione musulmana, per formare una società che un giorno sia più aperta alla pace.

D. - Ci sono luci a Gaza? Ci sono segni, anche visibili, del Natale, in modo che noi possiamo immaginarvi da lontano …

R. – No, purtroppo no. Non c’è nessuna luce. Ci sono luci solo nelle case dei cristiani o nella chiesa.

D. - Qual è la parola che lei lascia ai suoi parrocchiani in questa festa?

R. - Alla mia gente dico che se Gesù è sceso dal Cielo per salvarci, farà tutto quello che può per portare la pace, una vita giusta in questo mondo e la vita eterna nell’altro mondo. Questo è il messaggio che vogliamo passare ai cristiani in questo Natale.








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