2016-12-24 09:00:00

Progetto Sololo: un asinello per Natale ai bambini del Kenya


Donare un asinello ai bambini del Kenya, in occasione delle feste natalizie, per assistere “i più poveri tra i poveri” e creare le condizioni affinché i minori possano auto sostenersi nel loro paese di orgine. Questo l’intento che “Progetto Sololo”, attraverso il suo fondatore Pino Bollini, porta avanti dal 2004 fondando l’Obbitu Children, una comunità per i bambini orfani vittime dell’Aids. Una problematica, quella dell’Hiv, che si affianca ad altri numerosi rischi per la popolazione: la siccità e l’insicurezza alimentare. Sono circa 1000 gli indigenti, tra adulti e bambini, che vengono sostenuti dal progetto grazie a 1 solo euro al mese, a persona, per poter fornire tre litri d’acqua potabile e dunque garantire un bisogno primario. A descrivere l’iniziativa degli asinelli e il progetto il dott. Giuseppe Bollini, volontario e fondatore di Progetto Sololo, al microfono di Sabrina Spagnoli:

R. – In zone aride e semiaride di deserto, com’è quella di Sololo, la carenza di acqua potabile è uno tra i principali problemi della popolazione locale e quindi l’asinello consente il trasporto di acqua e che, dai pochissimi punti di raccolta dell’acqua piovana che loro hanno, si arrivi alle capanne: in media questa percorrenza va da uno a due chilometri, tra andata e ritorno. Quindi senza l’aiuto dell’asinello, una famiglia di sette persone riesce a portare a casa ogni giorno, sì e no, la quantità della sopravvivenza e cioè tre litri; l’asino invece, consente di portare quattro volte di più e questo significa disporre di acqua anche per l’igiene personale e domestico, riuscendo così a provvedere per gli anziani, gli invalidi e i malati. Inoltre l’asinello viene utilizzato per piccoli trasporti: per esempio la legna del focolare da ardere per la cucina. E così si genera un minimo reddito che, oltre a dare dignità, aiuta un cammino verso l’autosostentamento.

D. - Il progetto nasce per fare in modo che i bambini possano trovare i mezzi necessari affinché possano vivere nel loro Paese di origine. Quali sono le iniziative messe in campo per il loro benessere e  la loro tutela?

R. – Questo progetto degli asinelli si inserisce in un progetto ben più ampio, che noi chiamiamo “Progetto Sololo”, per prevenire quel tristissimo fenomeno dell’abbandono minorile dal quale poi nasce il fenomeno dei ragazzi di strada. Oggi il progetto supporta 113 famiglie di accoglienza, famiglie che tutelano un totale di circa 380-400 minori che sono orfani, prevalentemente a causa dell’Aids; quando non è possibile reperire questa famiglia di accoglienza, abbiamo un apposito villaggio creato proprio per loro: attualmente questo villaggio ospita 26 bambini. Ad oggi, a Sololo, non esiste il fenomeno dei ragazzi di strada. Il “Progetto Sololo” si prefigge lo scopo di garantire al bambino il suo diritto ad avere una famiglia; e gli si vuole assicurare una risposta a tutti i suoi bisogni di base fondamentali. Quindi quando si parla di salute non si intende solo la cura delle malattie, ma è anche cercare di ottimizzare la sua crescita, ad esempio con una dieta che sia il più possibile bilanciata e integrata con vitamine; ugualmente per quanto riguarda l’educazione scolastica, che noi garantiamo a tutti e che supportiamo fino al livello universitario. Abbiamo dei ragazzi nati in aree sperdute che oggi sono medici, ufficiali governativi; uno lavora addirittura in Europa presso l’ambasciata della sua nazione, in carriera diplomatica. Tutti questi sostengono le loro famiglie e i loro fratelli più deboli.

D. – Quali sono le problematiche che affronta sul territorio e quali sono i rischi cui i bambini sono maggiormente esposti?

R. – Per un bambino che vive a Sololo il rischio maggiore è l’abbandono: non un abbandono voluto, ma un abbandono obbligato, specialmente con la perdita progressiva che sta avvenendo dei valori tradizionali, che vengono scalzati dall’arrivo di questo “nuovo”, che improvvisamente sta travolgendo: quest’anno – ad esempio - è stato completato l’asfalto della pista di 800 chilometri che unisce l’area di Sololo alla capitale della nazione, che è un pezzo della Transafricana che va da Città del Capo a Il Cairo. Questo progresso non sta però avvenendo in modo graduale: la sua improvvisa comparsa rischia di isolare ulteriormente i nativi locali, che sono privi – oggi – di qualsiasi potere di acquisto. Si sta rischiando una maggiore povertà nascosta. Vi sono poi una infinità di altri rischi connessi a questo… In tutto questo ci sono sempre come vittime i bambini, specie se soli perché orfani o se vulnerabili perché privi di un riferimento di un adulto, un riferimento certo. Ci sono poi rischi generali quali la siccità e legato a questa la carestia, l’insicurezza alimentare.

 








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