2016-12-27 12:36:00

Il Papa ai giovani di Taizé: il male non ha l’ultima parola nella storia


“Manifestare a parole e con azioni che il male non ha l’ultima parola della nostra storia”. È l’invito che il Papa rivolge in un messaggio ai giovani che dal 28 dicembre al primo gennaio saranno a Riga, in Lettonia, per il 39.mo Incontro europeo promosso dalla comunità ecumenica di Taizé sul tema: ”Insieme per aprire strade di speranza”. Un appuntamento a cui guardano con fiducia i leader religiosi e politici d’Europa e del mondo. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Sono migliaia i giovani che dall’Europa e dagli altri continenti sono giunti a Riga, città di tradizione luterana segnata da legami profondi tra cristiani di diverse confessioni. Sono "testimoni di speranza", come li definisce il Papa, che li ringrazia perché - scrive - hanno “scelto di lasciare i divani per vivere questo pellegrinaggio della fiducia”, “fiducia in Gesù, Cristo e Signore”, che “crede e spera in voi”, sottolinea.

Ortodossi, protestanti e cattolici, Francesco li incoraggia tutti a “lasciare entrare il Signore, che non delude mai, nei loro cuori e nella loro vita”, in modo da “affrontare il futuro con gioia e far fruttare capacità e talenti per il bene comune”. Ed aggiunge: “Con queste giornate vissute all’insegna di una reale fraternità, voi esprimete il desiderio di essere protagonisti della storia, di non lasciare che siano gli altri a decidere del vostro futuro”.

“Oggi”, scrive Francesco, ”molte persone sono sconvolte, scoraggiate dalla violenza, da ingiustizie, sofferenza e divisioni. Hanno l’impressione che il male è più forte di tutto”. Voi, è il suo invito, ”testimoniate con le parole e i fatti che non è così”. Per questo, il Papa ripete ai ragazzi di Riga quanto ha scritto al termine del Giubileo nella Lettera “Misericordia et Misera”: “È il tempo della misericordia per tutti e per ognuno, perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza”.

Con le parole di Francesco ai giovani in pellegrinaggio sono giunti anche i messaggi del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e del Patriarca ortodosso di Mosca Kirill, insieme alla vicinanza espressa dai leader della Chiesa anglicana e luterana, l'arcivescovo Justin Welby e il pastore Olav Fykse Tveit. All'incontro guardano con fiducia inoltre le autorità europee e mondiali: l'ex segretario dell'Onu Ban Ki-moon e il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk sottolineano infatti nei loro messaggi quanto i giovani possano contare nella prevalenza delle forze del bene, al di là delle possibilità in mano alla politica.

Ma i giovani capiscono la responsabilità e la missione che in particolare il Papa affida loro? Helène Destombes lo ha chiesto al priore della Comunità di Taizé, frère Alois:

R. – Oui … parce-que ils vivent ces paroles quand-même déjà avec cette rencontre des jeunes …

Sì, perché comunque vivono queste parole già nell’incontro dei giovani: in pieno inverno, compiono questo lungo viaggio andando in un Paese che non conoscono per niente, saranno accolti in una famiglia che non conoscono e allo stesso modo, in un certo senso, le famiglie abbandonano le loro comodità aprendo la loro casa all’accoglienza di giovani estranei … Tutto questo rappresenta un’apertura vissuta, che è la messa in pratica di quello che il Papa ci invita a fare: lasciare le nostre abitudini, uscire; in questo modo  comprendiamo meglio l’importanza della fratellanza. L’Europa, infatti, vive un momento difficile e i giovani che arrivano hanno consapevolezza del fatto che con il loro pellegrinaggio vogliono dare un segno, perché per loro l’Europa è importante!

D. – Un’Europa unita e un’Europa accogliente, un’Europa nella quale si sperimenta la fratellanza …

R. – Oui: un’Europe où il y a une vraie fraternité, où les petits Pays sont aussi écoutés. …

Sì: un’Europa nella quale ci sia una vera fratellanza, nella quale anche i Paesi più piccoli sono ascoltati. E questa è una delle dimensioni di questo incontro nella piccola Lettonia: l’Europa veramente deve ascoltare ciascun Paese e deve essere rispettosa delle diversità della storia e di tutto quello che i diversi popoli hanno vissuto.

D. – Come vivono i giovani in questo contesto di forte tensione, di grandi ombre?

R. – Nous devons apprendre que comme Chrétien, une valeur fondamentale c’est la persévérance, …

Noi dobbiamo imparare che, in quanto cristiani, per noi uno dei valori fondamentali è la perseveranza, la perseveranza nella fiducia in Dio, e l’essere artigiani di fiducia e di pace: questa è un’esigenza ancora maggiore in questo nostro tempo di instabilità e di mancanza di certezze.








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