2016-12-28 20:19:00

Kerry: due Stati unica soluzione al conflitto in Medioriente


L’amicizia tra Stati Uniti e Israele resta, ma serve il rispetto reciproco. Così in sintesi il segretario di Stato Usa John Kerry nell’atteso discorso sul futuro del processo di pace in Medio Oriente. Kerry ha sollevato il problema dell’occupazione e del pericolo che essa genera nella Regione. Immediata la reazione del premier Netanyahu che si dice deluso e impaziente di lavorare con Donald Trump. Il servizio di Gabriella Ceraso:

All’Onu non c’è stato nessun complotto, abbiamo votato secondo i nostri valori per assicurare la soluzione dei due Stati, l’unica che garantisce un futuro per il Medio Oriente. John Kerry parla chiaro. Con Israele l’amicizia è consolidata, ma non significa accettare ogni tipo di politica. Tra amici bisogna dirsi la verità anche se scomoda e occorre rispetto reciproco. Il riferimento è in primo luogo all’astensione degli Stati Uniti all’Onu, la prima dal 1979, che di fatto ha consentito il passaggio della risoluzione di condanna per gli insediamenti, ma c’è anche la questione della responsabilità. L'agenda dei coloni, dice Kerry, sta definendo il futuro, servono invece trattative dirette e impegno reciproco, la pace è possibile. Critiche anche per le violenze e il terrorismo palestinese mai giustificabili secondo Kerry che non nasconde tuttavia le sofferenze dei profughi palestinesi. Kerry in sostanza rilancia il riconoscimento dei confini precedenti al 1967, Gerusalemme capitale di due Stati e Israele riconosciuto come Stato ebraico. Ma aal govreno questo non basta e nella reazione del premier Netanyahu c’è tanta delusione. Il futuro del nostro Paese, dice, non dipenderà né da Washington né dalle conferenze di pace, solo dalla nostra azione negoziale, ma non ci può essere pace nè trattativa con chi nega il diritto alla nostra esistenza e insegna ai giovani ad odiarci. Questo è dunque il problema. Netanyahu ribadisce quindi, anche sollecitato dalle affermazioni di Donald Trump, di sperare nella maggiore sensibilità della prossima amministrazione Usa a cui chiede di bloccare la risoluzione dell’Onu come segno di coerenza coi valori statunitensi.

 

 

 

L’amicizia tra Stati Uniti e Israele resta, ma serve il rispetto reciproco. Così in sintesi il segretario di Stato Usa John Kerry nell’atteso discorso sul futuro del processo di pace in Medio Oriente. Kerry ha sollevato il problema dell’occupazione e del pericolo che essa genera nella Regione. Immediata le reazione del premier Netanyhau che si dice deluso e impaziente di lavorare con Donald Trump. Il servizio di Gabriella Ceraso

 

 

All’Onu non c’è stato nessun complotto, abbiamo votato secondo i nostri valori per assicurare la soluzione dei due Stati, l’unica che garantisce un futuro per il Medio Oriente. John Kerry, parla chiaro. Con Israele l’amicizia è consolidata, ma non significa accettare ogni tipo di politica. Tra amici bisogna dirsi la verità anche se scomoda e occorre rispetto reciproco. Il riferimento è in primo luogo all’astensione degli Stati Uniti all’Onu, la prima dal 1979, che di fatto ha consentito il passaggio della risoluzione di condanna per gli insediamenti, ma c’è anche la questione della responsabilità. L'agenda dei coloni, dice Kerry, sta definendo il futuro, servono invece trattative dirette e impegno reciproco, la pace è possibile. Critiche anche per le violenze e il terrorismo palestinese mai giustificabili secondo Kerry che non nasconde tuttavia le sofferenze dei profughi palestinesi. Kerry rilancia il riconoscimento dei confini precedenti al 1967, Gerusalemme capitale di due Stati e Israele riconosciuto come Stato ebraico. Ma ad Israele non basta e nella reazione del premier Netanyahu c’è tanta delusione. Il futuro del nostro Paese, dice, non dipenderà né da Washington né dalle conferenze di pace, solo dalla nostra azione negoziale, ma non ci può essere pace con chi nega il diritto alla nostra esistenza e insegna ai giovani ad odiarci. Questo è dunque il problema Netanyahu ribadisce quindi, anche sollecitato dalle affermazioni di Donald Trump, di sperare nella sensibilità della prossima amministrazione Usa a cui chiede di bloccare la risoluzione dell’Onu come segno di coerenza coi valori statunitensi.

 

 

 

 

 

 

 

 








All the contents on this site are copyrighted ©.