2017-01-02 12:58:00

Mons. Bizzeti dalla Turchia: cristiani e musulmani uniti contro terrorismo


Impegnarsi per “affrontare la piaga del terrorismo”. E’ l’appello lanciato ieri all’Angelus da Papa Francesco dopo il sanguinoso attentato ad Istanbul, che ha provocato 39 morti, rivendicato oggi dal sedicente Stato islamico. Sulla vicinanza al popolo turco espressa dal Papa e l’impegno per eliminare le radici del terrorismo, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento di mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, raggiunto telefonicamente in Turchia:

R. – Credo che le parole del Papa abbiano espresso veramente il sentimento di tutta la Chiesa cattolica, ovvero la vicinanza a questo grande e glorioso popolo in un momento estremamente difficile della sua vita. Il Papa ha espresso i sentimenti di tutti noi cattolici che viviamo in Turchia; siamo profondamente addolorati di quanto sta succedendo e profondamente preoccupati ormai da una serie di attentati che hanno minato la tranquillità della nazione.

D. - Stamani la rivendicazione del sedicente Stato islamico. Ieri anche il Papa ieri, proprio all’Angelus, denunciava questo male terribile del terrorismo …

R. – Credo che purtroppo negli anni scorsi sia stata sottovalutata la pericolosità di quanto stata avvenendo in Medio Oriente, l’Is in modo particolare. Forse si è aspettato anche troppo, quando invece c’erano già tutti i segni di questa ferocia totalmente stupida e totalmente disumana. Credo che sia veramente necessaria una cooperazione forte tra tutte le nazioni di quest’area per togliere le radici di questo terrorismo che sono il commercio delle armi, l’inerzia nell’affrontare questo sedicente Stato islamico … Bisogna che tutti si esprimano con grande chiarezza e soprattutto che ci siano dei fatti molto forti.

D. - Un altro dato che emerge e che tra l’altro il Papa ha sottolineato più di una volta è che le vittime del terrorismo sono tutti, cristiani, musulmani, senza distinzione … Lo vediamo anche in Turchia, in tante occasioni …

R. - Esatto. Questo è forse l’aspetto che a volte in Europa viene sottovalutato; chi paga il prezzo più alto di queste stragi, anche in Siria, di questo Stato islamico non sono i cristiani, ma sono proprio gli stessi musulmani. Vedo che le persone, anche quelle semplici, stanno vivendo un dramma molto forte perché questa gente dice di agire in nome di Allah. Per questo motivo dicevo che ci vuole anche una mobilitazione delle coscienze e una mobilitazione religiosa e, come ha detto più volte il Papa, bisogna che diventi sempre più chiaro a tutti che la violenza in nome di Dio non è mai legittima.

D. – Il piccolo gregge, la comunità cristiana in Turchia, come vive questa situazione all’interno di una problematica che riguarda tutti? Nello specifico, come vivono i cristiani?

R. - Direi che per questi aspetti i cristiani vivono quello che vivono tutti; c’è un senso di dolore, di scoraggiamento, di paura, di incertezza. Di fronte a questi episodi di terrorismo siamo tutti uguali direi; si abbattono anche certe barriere perché tutti vengono colpiti in modo indiscriminato.








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