Un tribunale militare israeliano ha condannato per omicidio colposo il soldato dell’esercito che, nel marzo dello scorso anno, ha sparato a sangue freddo a un giovane assalitore palestinese steso a terra e inerme. L’allora 19enne sergente dell’esercito Elor Azaria ha aperto il fuoco e colpito alla testa il 21enne palestinese Abdul Fatah al-Sharif durante un tentativo di assalto contro soldati israeliani a Hebron, in Cisgiordania.
Il processo ha diviso la società israeliana tra colpevolisti e innocentisti
La sentenza di condanna - riporta l'agenzia AsiaNews - è giunta al termine di un processo
iniziato a maggio e che ha diviso nel profondo la società civile, con fazioni opposte
di colpevolisti e innocentisti pronte a far sentire la propria voce. Il militare rischia
fino a 20 anni di galera; i tre giudici si sono riservati alcune settimane di tempo
prima di pronunciare la pena detentiva. In questi mesi l’estrema destra israeliana
si è schierata a più riprese in difesa del giovane soldato; di contro, i vertici dell’esercito
hanno fin da subito chiesto chiarezza sulla vicenda e condannato il comportamento
del militare, che avrebbe aperto il fuoco a sangue freddo - come è emerso da un filmato
girato da un testimone - contro una persona stesa a terra e inerme.
Nella sentenza vengono respinte punto per punto le ragioni della difesa
Il giudice militare colonnello Maya Heller, insieme ai due colleghi, ha impiegato
quasi due ore e mezza per la lettura della sentenza, in cui vengono respinte punto
per punto le ragioni della difesa. Il colonnello Heller ha inoltre aggiunto che non
vi era alcun motivo per cui il soldato Azaria dovesse aprire il fuoco, visto che il
giovane palestinese non costituiva una minaccia. La vicenda mostra la profonda spaccatura
nel Paese, non solo fra colpevolisti e innocentisti ma anche sulle politiche da adottare
verso i palestinesi e in tema di sicurezza.
Il premier Netanyahu chiede il perdono per il soldato
A poche ore dalla sentenza, il primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto
il perdono per il soldato israeliano. In un post pubblicato sulla sua pagina Facebooki
il premier ha parlato di “giorno duro e doloroso per tutti noi, ma prima di tutto
per Elor e la sua famiglia”. “Sostengo appieno la richiesta di concedergli il perdono”
ha aggiunto Netanyahu, che si dichiara vicino “ai parenti e ai soldati”.
La vicenda si inserisce nel contesto della cosiddetta “intifada dei coltelli”
L’episodio, che risale al 24 marzo scorso, si inserisce nel clima di violenze in corso dall’ottobre 2015 nella regione, innescate da una serie di provocazioni da parte di ebrei ultra-ortodossi, che hanno voluto pregare sulla Spianata delle moschee, luogo santo non solo per i palestinesi, ma per tutto l’islam. Da quel momento si sono moltiplicati incidenti e scontri in Israele e nei territori palestinesi, nel contesto della cosiddetta “intifada dei coltelli”. (R.P.)
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