2017-01-06 07:49:00

Pakistan: due progetti di Acs in aiuto delle donne


Per Acs - Aiuto alla Chiesa che soffre il nuovo anno si apre con due progetti rivolti alla donne cristiane in Pakistan:  "Formiamo giovani ostetriche" a Faisalabad e "Aiutiamo le donne povere" a Lahore. Nel Paese è drammatica la persecuzione dei cristiani come anche la condizione femminile. Per capire nel dettaglio questi due progetti, Giulia Angelucci ha intervistato il direttore Acs Italia, Alessandro Monteduro:

R. – A inizio anno abbiamo scelto due progetti e abbiamo individuato come territorio più appropriato per la valorizzazione il Pakistan. Credo che noi non dobbiamo mai perdere di vista la realtà della persecuzione per ragioni di fede. Dedicando buona parte delle iniziative al Medio Oriente, all’Iraq e alla Siria si rischia di lasciar perdere o di non tenere nella giusta considerazione altre realtà del mondo in cui si soffre. Il Pakistan è forse una delle terre al mondo in cui la condizione delle minoranze religiose, in modo particolare della minoranza cristiana, è particolarmente dura. Tutti sappiamo della legge anti-blasfemia, tutti sappiamo della condizione in cui versa Asia Bibi. Poco sappiamo delle condizioni in cui versano – sofferenti – le donne. E allora, due progetti: uno per la zona di Faisalabad e una per la zona di Lahore. Nel primo, ci siamo posti il problema di venire incontro alle necessità delle aree rurali, in particolare di quelle donne che hanno subito violenze domestiche, abusi sessuali, delle donne che hanno dovuto affrontare matrimoni forzati, anche delle donne in carcere, perché si possa recuperare per loro una vita dignitosa. E’ un progetto che punta a formare 75 ostetriche in 15 aree del distretto di Faisalabad, per prestare assistenza sanitaria alle donne in procinto di partorire: questa è la nostra necessità, il nostro fine, la nostra ambizione. Il secondo progetto lo mettiamo in pratica nella zona di Lahore, dove le Suore del Buon Pastore sono il nostro partner: sono realmente meravigliose. Puntano ad aiutare le ragazze in situazioni psicologiche difficili, in particolare le ragazze-madre, emarginate. Il Centro delle Suore del Buon Pastore, questo Crisis Intervention Centre, può accogliere 15 ospiti e le suore seguono queste ragazze per sei mesi. Pensi che negli ultimi quattro anni ne hanno già salvate 62! Le recuperano soprattutto attraverso un percorso correlato alla componente spirituale, oltre al sostegno psicologico. Se hanno una qualsivoglia necessità per il loro reinserimento sociale, loro se ne occupano. L’ambizione di “Aiuto alla Chiesa che soffre”? Far sì che si possano coprire i costi del Centro per i prossimi cinque anni.

D. – Come è possibile prevenire anche quello che esiste a monte, cioè le violenze domestiche o gli abusi sessuali, anche in quelle zone?

R. – E’ difficile fornire una risposta perché la situazione in Pakistan non migliora per le minoranze: tende addirittura a degenerare. La notte di Capodanno, nella zona del meridione del Pakistan, nella zona di Sukur, nel distretto di Hyderabad, probabilmente alcune decine di famiglie cristiane si sono viste espropriate dei loro terreni da parte dei latifondisti musulmani del posto: non è difficile in Pakistan creare documentazione falsa e presentarsi a casa di queste povere realtà, espropriandogliela. Vogliamo raccontare la storia di un altro cristiano che due giorni or sono è stato accusato di aver strappato le pagine del Corano? Si tratta di un cristiano incapace di leggere e di scrivere … La condizione delle minoranze in Pakistan è drammatica. Noi vogliamo dare un segnale e vogliamo rivolgerlo alle donne.

D. – Quanti Centri esistono che operano in ambito anche spirituale, in queste zone di persecuzione dei cristiani?

R. – Sono tanti: sono tutte le congregazioni religiose presenti e che si danno da fare. Chi si professa cristiano accoglie e sostiene tutte le persone in difficoltà. A prescindere dalla loro appartenenza di fede.

D. – Quali altre iniziative sono previste per l’anno appena iniziato?

R. – Purtroppo, quest’anno saremo costretti a fare un viaggio attorno al pianeta: in accordo con le diocesi locali, a febbraio ci dedicheremo alla realtà della Nigeria. Nel 2016 siamo intervenuti in circa 150 zone, regioni – forse qualcuna di più – di nazioni del mondo. Ad “Aiuto alla Chiesa che soffre”, con il sostegno, con questa meravigliosa generosità dei benefattori e delle benefattrici, compete dare la possibilità di mantenere sempre viva la speranza. Credo, da questo punto di vista, che sia forse la più bella missione nella quale siamo impegnati.








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