2017-01-09 14:19:00

Israele: 9 arresti per attacco con il camion. Netanyahu accusa l'Is


All’indomani del brutale attentato compiuto con un camion a Gerusalemme e costato la vita a quattro soldati israeliani, nove persone sono state arrestate dalla polizia nella parte araba della città. Il governo dello Stato ebraico è convinto che l’autore della strage - un giovane palestinese morto nell'attacco - fosse un simpatizzante dell’Is. Il premier Netanyahu ha parlato di un filo comune con gli attacchi in Francia e a Berlino ed emerge che, due settimane fa, in Cisgiordania, un altro giovane sostenitore dello Stato Islamico era stato arrestato mentre preparava un attentato in Israele. Sulla situazione a Gerusalemme, Marco Guerra ha intervistato padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa:

R. – Noi condanniamo questo atto; noi siamo sempre contro questi atti. Eravamo contenti in questi giorni… Non era successo niente e la situazione era calma. Sono tornati i pellegrini: abbiamo avuto tantissimi pellegrini da settembre ad oggi, e specialmente italiani. E spero che questo fatto – questo attentato – non danneggi un’altra volta i pellegrini. Dobbiamo dire a tutti loro che – veramente – la situazione, nonostante questo fatto, è tranquilla: in Palestina, in Terra Santa, non c’è da aver paura; devono tornare. Non vogliamo che questo fatto danneggi molto il turismo, perché, come sapete, la maggior parte dei cristiani locali di Terra Santa lavora nel settore del turismo.

D. – Alcuni ebrei hanno accusato l’Onu – le Nazioni Unite – e parlano di questo attentato di ieri come di una conseguenza del voto che ha dichiarato il Tempio di Gerusalemme “territorio occupato”…

R. – Non penso che questo fatto sia collegato con il voto delle Nazioni Unite, non lo penso assolutamente. Penso che questa sia una cosa molto diversa da quel voto. Le Nazioni Unite hanno votato contro l’insediamento, ma speriamo veramente che finisca quest’odio tra le due parti e che tornino ai negoziati. Come diceva sempre San Giovanni Paolo II, se non ci sarà una pace a Gerusalemme, non ci sarà mai una pace nel mondo. Io sono sicuro che, una volta finito il problema tra Palestina e Israele, finirà anche tutta la guerra e tutto l’odio di chi sta intorno, soprattutto nel Medio Oriente, che sta vivendo un momento molto brutto, dappertutto, sia in Siria che in Iraq, in Egitto e in Turchia: tutti hanno un problema grosso.

D. – Avete avvertito – appunto – un incremento della tensione dovuto anche all’instabilità del Medio Oriente?

R. – Sì, il Medio Oriente si sarà stabilizzato quando finirà questo problema tra Israele e Palestina. Questo è il cuore del conflitto, è il cuore di tutti i problemi del Medio Oriente, è il problema della Terra Santa.

D. – Oggi il Papa ha detto che il terrorismo potrà essere sconfitto solo con il comune contributo sia dei leader religiosi sia dei leader politici…

R. – Certo, il Papa insiste sempre su questo. Noi come religiosi stiamo facendo la nostra parte; anche i politici devono fare la loro parte. Io penso, anche di fronte a questo problema, chiedo che la comunità internazionale faccia la sua parte. La comunità internazionale deve intervenire e deve fare pressione sulle due parti, che almeno tornino ai negoziati. Adesso tutti aspettano la Conferenza di Parigi e speriamo che esca qualcosa anche da questo convegno. Io dico che le due parti – palestinesi e israeliani  – devono tornare al tavolo dei negoziati. Una volta che saranno tornati a dialogare, diminuirà molto la tensione che si sente in questi giorni, anche in seguito a questo attentato. Secondo me, la risposta a questo attentato è che devono tornare ai negoziati: devono tornare a dialogare insieme. Così, penso che questa sia la risposta più giusta a quest’attentato.

D. – Il Papa ha chiesto gesti coraggiosi per la pace in Medio Oriente e ha auspicato che si giunga a una soluzione duratura basata su quei confini internazionalmente riconosciuti: è possibile questo?

R. – È possibile, ma io so che il Papa sta lavorando molto e ha fatto il possibile per fare incontrare il leader palestinese e il leader israeliano due anni fa, e continua a lavorare, a fare appelli a lavorare anche per far incontrare le due parti. E speriamo che il prima possibile queste due parti tornino al tavolo dei negoziati. Questi atti di coraggio di cui parlava il Papa; è veramente quella la risposta all’attentato: che le due parti – palestinesi e israeliani - tornino a dialogare, a negoziare. E noi diciamo a tutti loro, e anche ai leader palestinesi e israeliani, che devono tornare al dialogo: con il dialogo devono risolvere tutti i loro problemi.








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