2017-01-11 14:03:00

'Porte Aperte' su persecuzioni cristiane: 1207 martiri nel 2016


Cresce la persecuzione cristiana nel mondo, come documenta il Rapporto 2017 dell’organizzazione internazionale 'Porte Aperte', che ogni anno stila la lista nera dei 50 Paesi dove maggiormente i fedeli cristiani sono oppressi, vessati, discriminati, oggetto di abusi e violenze a causa della loro fede religiosa,  condizionati nel privato e nella vita pubblica. Roberta Gisotti ha intervistato Cristian Nani direttore in Italia di Porte Aperte

Oltre 215 milioni di fedeli perseguitati, 1 su 3 gravemente, nei 50 Paesi più illiberali al mondo riguardo la religione, dove cresce la pressione anticristiana con quali motivazioni? Cristian Nani:

R. – Nel Report di quest’anno vi è una evidente ascesa del nazionalismo religioso in alcune aree dell’Asia. E questa è, forse, la parte che sorprende un po’ di più: un Paese come l’India sale al 15.mo posto a causa del nazionalismo induista, che opprime la vita sociale dei cristiani in questo grande Paese; ma anche nazioni come Laos, Bangladesh, Vietnam, Bhutan, che hanno origini e tipologie sociali completamente differenti, il nazionalismo religioso sta trovando particolare spazio. L’altro elemento fondamentale, che è poi la fonte principale di persecuzione anticristiana, rimane quello che noi definiamo l’“oppressione islamica”, estremismi ben conosciuti dalle prime pagine dei giornali e dei report radiofonici e televisivi come Boko Haram, al-Shabbat o l’Is e fino alle persecuzioni nella vita sociale ordinaria in almeno 35 dei 50 Paesi della lista.

D. – Al primo posto troviamo da 15 anni la Corea del Nord: e qui il problema è di tipo politico?

R. – Sì. Laggiù c’è l’ideologia che governa la vita sociale dei nordcoreani, che è pura adorazione nei confronti del leader Kim Jong-un. In Corea del Nord le violazioni dei diritti umani sono massicce: vi è addirittura la presenza conclamata di campi di rieducazione e di lavori forzati simili ai lager nazisti, in cui sono rinchiusi - noi stimiamo – tra i 50 e 70 mila cristiani per il semplice fatto di essere cristiani o di aver posseduto una Bibbia.

D. – Dr Nani, questa persecuzione è portata abbastanza all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale?

R. – Io credo che ci sia stato un aumento dell’attenzione negli ultimi anni. Ricordo che 7-8 anni fa era abbastanza difficile parlare di persecuzione dei cristiani, seppure mai come in questa epoca si sono perseguitati, in termini numerici. Ma se ne parla ancora molto poco e forse in maniera superficiale, soprattutto quando ci sono dei morti e cioè uomini e donne che vengono uccisi per il solo fatto di credere in Dio. Parliamo – secondo le nostre stime - di 1.207 martiri cristiani nell’anno appena trascorso e di oltre 1.300 chiese attaccate. Quello  che mi preme sottolineare è il fatto che proprio la discriminazione e il rilegare le persone ad una vita di serie B, ad una vita senza futuro, senza l’accesso alla scuola, senza l’accesso al mondo del lavoro e alle cure mediche per il fatto di credere in Cristo Gesù, questo è qualcosa che dovrebbe scuotere se non altro il mondo occidentale!

D. – Il fatto che queste persecuzioni siano addirittura in aumento è la spia che nel mondo stanno venendo meno anche gli altri diritti delle persone…

R. – Sicuramente è un segno dei tempi. E’ chiaro che vi è una lacerazione nelle società a molti livelli. Certo la persecuzione, il sangue dei martiri come seme della Chiesa, non è una novità di questi anni: la novità è che sta molto aumentando. 








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