2017-01-12 14:08:00

Usa: le incognite di Trump nella politica estera


Il tema della politica internazionale è stato il grande assente, nella prima conferenza stampa del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. A riguardo Marina Tomarro ha chiesto il parere del giornalista Gianni Riotta, esperto di politica estera:

R. – Intanto anche i giornalisti americani sono tutti concentrati sulle questioni più interne e sulla storia dell’hackeraggio, quindi se davvero sono stati i russi a fare queste incursioni informatiche negli Stati Uniti contro le elezioni, quanto Trump possa essere ricattato dalla Russia, se ci sono dossier segreti e naturalmente la conferma al Senato del Segretario di Stato Tillerson, ex petroliere della Exxon … Quindi questi sono temi interni. La politica internazionale aspetta il presidente Trump al varco, perché già la Cina scalpita, non è contenta e a Pechino molti sono preoccupati che si possa arrivare ad uno showdown, ad un confronto tra Washington e Pechino, molto presto.

D. - I temi caldi della politica estera sono anche l’Iraq e la Siria. Allora quali potrebbero essere le sue posizioni a riguardo? Cosa potrebbe succedere?

R. - Io sono molto scettico rispetto al lavoro degli analisti che fanno previsioni in un senso o nell’altro sull’amministrazione Trump, perché quest’ultimo ha sempre avuto una politica estremamente umorale, è il presidente più filorusso che il Partito repubblicano abbia mai espresso nella sua storia, e allo stesso tempo è straordinariamente filoisraeliano, promette guerra a tutti costi contro Is, ma poi non la fa perché non sono certo i russi a fare la guerra all’Is in Siria; hanno sempre bombardato i ribelli anti Assad e mai postazioni del fondamentalismo islamico. Quindi non c’è una chiara politica estera; sappiamo che è contrario al patto nucleare sull’Iran, ma non è che anche se gli Stati Uniti si ritirano, il patto decade in quanto l’accordo è stato firmato da altri Paesi europei, la Russia, … Quindi dobbiamo aspettare che cosa la politica estera di Trump ci porterà davvero. In più Trump sottovaluta molto il peso della presidenza: non capisce che quando un problema arriva sul suo tavolo è sempre un problema drammatico; quindi vedremo come reagirà.

D. - Cosa rimarrà secondo lei dei passi fatti precedentemente da Obama a riguardo?

R. - Può darsi che Trump faccia anche qualche restrizione sull’apertura a Cuba, però molto del business americano è favorevole, perché ci sono interessi turistici, ci sono interessi da parte delle varie industrie dal tabacco, all’industria dei liquori, alla telefonia, … Quindi può darsi che lì lasci tutto quanto aperto. Quello che si perde di Obama è sicuramente il tono di tolleranza, di apertura, … Però anche Obama ha avuto le sue sconfitte. Per esempio, sulla Siria certamente non ha un bilancio favorevole.








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