2017-01-14 10:50:00

Francesco visita la Parrocchia di S. Maria a Setteville di Guidonia


Grande attesa a Setteville di Guidonia, nella periferia Est di Roma, per la visita pastorale di Papa Francesco nella parrocchia di Santa Maria, questa domenica alle 16.00. Il Santo Padre celebrerà la Santa Messa, confesserà alcune persone e incontrerà i giovani, gli operatori pastorali e i malati: tra questi, il viceparroco don Giuseppe Berardino, 46 anni, affetto da sclerosi laterale amiotrofica. Ma come è stata accolta la notizia della visita del Papa? Federico Piana lo ha chiesto al parroco, don Luigi Tedoldi:

R. – Con sorpresa ed emozione: sorpresa, perché non ce lo aspettavamo ed emozione per questo atto di carità non solo verso tutta la parrocchia, ma soprattutto verso il mio caro don Giuseppe, malato di sla, immobilizzato dopo solo due mesi di malattia. Sono due anni e mezzo che vive in questa immobilità totale, assoluta; non ha mai potuto leggere neanche con il computer e non si è mai ribellato un momento: questa è la grande grazia. Quando si ammalò, io mi alzai di notte, mi inginocchiai davanti al Santissimo chiedendo la grazia se non della guarigione, almeno di un processo lento, di un degrado più lento. E invece fu improvviso: il primario del Gemelli ci ha detto che in trenta anni non aveva mai visto un’evoluzione così rapida e così violenta. Quindi non sono stato ascoltato né dal Signore né dalla Madonna né da San Giuseppe … Li ho pregati tanto. Però, hanno fatto una grazia più grande che nella mia poca fede non chiedevo: quella di non ribellarsi. Mai, mai, mai crucciato, mai! Finché ha potuto esprimersi in qualche modo con lo sguardo, con gli occhi fino a tre mesi fa lo ha fatto, perché da allora non si esprime neanche con gli occhi ... con niente.

D. - Quindi sicuramente a don Giuseppe farà piacere questa visita di Papa Francesco …

R. - È chiaro, perché lui capisce: non si esprime, ma capisce.

D. - Ci può raccontare la sua parrocchia?

R. - Non è una grande parrocchia. È una parrocchia di periferia, però ha più del paese che della periferia, anche se ha dei problemi come la mancanza del lavoro. È una parrocchia di circa cinquemila abitanti al centro e un migliaio di abitanti che stanno sorgendo nella campagna vicina. Ci sono otto comunità neocatecumenali, cento ragazzi scout, 130 ragazzi del post-Cresima dai 13 ai 18 anni che frequentano la chiesa ogni settimana in un percorso più formativo che ricreativo. Questo è l’aspetto che vorrei sottolineare, perché i ragazzi sono più attratti dalle attività formative che da quelle ricreative. Quando noi come parrocchia ci mettiamo in concorrenza con il mondo, siamo sconfitti in partenza e perfino ridicoli.

D. - Vorrei capire un po’ le difficoltà e le cose invece positive che ci sono nella parrocchia …

R. - Tra le cose positive pensi al fatto che aiutiamo tantissimo le coppie. Per questo abbiamo il pieno di coppie giovani in chiesa, li aiutiamo nel loro matrimonio; oggi l’unità della famiglia è minata. Quanti matrimoni sono vicini alla chiesa perché aiutati a perdonarsi, a riconciliarsi e tanti figli nati, tante vocazioni, perché in un momento così … La chiesa oggi non è in crisi perché manca la sua capacità di carità: è in crisi perché manca di vocazioni. E noi abbiamo tre preti ordinati negli ultimi venti anni e cinque in seminario.

D. - Questo perché, secondo lei?

R. - Perché secondo me c’è un ambiente cristiano. Oggi manchiamo di predicare il Signore! Predicare il Signore crea un ambiente cristiano. Se noi facciamo moralismo, diventiamo un’agenzia etica!

D. - Questa visita del Papa, secondo lei, quali frutti porterà nella sua parrocchia, nella zona?

R. - Non glielo so dire. Il Signore mi ha sempre sorpreso in questo senso. E che mi aspettavo dai frutti della malattia di don Giuseppe? Li sto vedendo adesso, poverino, non glielo so dire questo. Si vedrà. Io sono sicuro che li darà. Oggi le posso dire quello che mi aspetto dal Papa: la conferma nella fede, che è il Ministero petrino, la conferma nella fede della nostra missione, che è quella di annunciare Cristo, e annunciando Cristo, conducendo le persone a fare come i Magi e come i pastori, poi tornano con grande gioia; la gioia del Vangelo, che non è solo un’allegria così … è il godimento di tutti i beni possibili sulla Terra.

D. - Tornando a don Giuseppe: nella sua malattia sicuramente ha dato un esempio …

R. - Certo, la prova è questa: non bastano le quattro infermerie dell’Asl, non basta l’infermiere che pago, perché per fare l’igiene bisogna essere in due, lui è un metro e ottanta … Ma poi all’infermerie bisogna dare un giorno o due di riposo … Insomma da due anni e mezzo venti giovani - che ora sono tutti sposati con figli e che lavorano - ogni sabato ed ogni domenica e quando è stato all’ospedale Gemelli per due mesi tutti i giorni - si danno il turno per l’igiene per assisterlo per non lasciarlo mai da solo. E tutto questo senza pesantezza. È questo che mi edifica. Io sono edificato da queste venti persone che hanno famiglie, che hanno un lavoro. Dico sempre loro: “Ragazzi, non fatelo con sforzo, con pesantezza, perché dopo si rovina tutto. Se siete stanchi io vi capisco. Smettetela”; e invece mi rispondono: “No, no don Gino. Abbiamo un debito di riconoscenza infinito!”.

D. - Io non voglio farle anticipare ciò che lei dirà al Papa, però un po’ il senso ce lo può dire?

R. - Il senso è questo. Mi riferisco ad un fatto: prima degli Anni ’70, prima che nascesse la parrocchia, c’erano solo case sparse e una fontanella chiamata dalla gente “La fontanella dei poveri” perché le case erano senza acqua e la gente si dissetava qui, si dissetavano le greggi … Adesso ovviamente questa fontanella non c’è più. La parrocchia è diventata la “fontana” del quartiere, fontana spirituale e materiale, perché aiutiamo in maniera massiccia, soprattutto la gente che rimane senza lavoro, che ha le bollette e il mutuo da pagare. Noi non diamo soltanto la sporta con la pasta e i pelati. Pur essendo parrocchia di classe bassa, insomma, nessuno è ricco qui, però aiutiamo tanto. Possiamo dire che se annunci il Signore, poi ti trovi i soldi senza bisogno di fare collette. Io non ho mai fatto una colletta in 21 anni!








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