2017-01-14 12:31:00

Giornata migrante. Turkson: la fraternità universale è la logica di Dio


Questa domenica la Chiesa celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato sul tema  “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”. Nel suo Messaggio per questa ricorrenza, Papa Francesco invita la comunità cristiana e la società civile tutta ad offrire risposte al dramma di milioni di bambini e ragazzi, spesso non accompagnati nel flusso globale delle migrazioni, in fuga da guerre, violenze, povertà e calamità naturali. Una sintesi del documento pontificio nel servizio di Roberta Gisotti:

Parla chiaro Gesù: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me” e aggiunge anche: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, conviene…..sia gettato nel profondo del mare”. Parole di monito, sottolinea Francesco, per “gente senza scrupoli” che sfrutta bambine e bambini “avviati alla prostituzione o presi nel giro della pornografia, resi schiavi del lavoro minorile o arruolati come soldati, coinvolti in traffici di droga e altre forme di delinquenza, forzati alla fuga da conflitti e persecuzioni, col rischio di ritrovarsi soli e abbandonati.” Per questo mi sta a cuore, scrive il Papa, “richiamare l’attenzione sulla realtà dei migranti minorenni, specialmente quelli soli, sollecitando tutti a prendersi cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari”.

Come rispondere a tale realtà? “Puntare sulla protezione, sull’integrazione e su soluzioni durature”, suggerisce Francesco. Anzitutto proteggere, intervenendo “con maggiore rigore ed efficacia” sugli “approfittatori”, per fermare “le molteplici forme di schiavitù di cui sono vittime i minori”. Poi intensificando la collaborazione tra i migranti e le comunità che li accolgono, creando “reti capaci di assicurare interventi tempestivi e capillari”.

Per l’integrazione sono indispensabili “risorse finanziarie” per “adeguate politiche di accoglienza, di assistenza e di inclusione”. “Invece di favorire l’inserimento” dei minori migranti o “programmi di rimpatrio sicuro e assistito”, denuncia il Papa, si impedisce il loro ingresso, favorendo il ricorso a reti illegali, o si rimandano nel Paese d’origine senza assicurarsi che ciò sia nel loro interesse. “Il diritto degli Stati a gestire i flussi migratori e a salvaguardare il bene comune nazionale deve coniugarsi - ribadisce Francesco - con il dovere di risolvere e di regolarizzare la posizione dei migranti minorenni, nel pieno rispetto della loro dignità”.

Soluzioni durature, indica il Messaggio, richiedono di “affrontare nei Paesi d’origine le cause che provocano le migrazioni”. Questo esige, “l’impegno dell’intera Comunità internazionale ad estinguere i conflitti e le violenze che costringono le persone alla fuga” e “programmi adeguati per le aree colpite da più gravi ingiustizie e instabilità, affinché a tutti sia garantito l’accesso allo sviluppo autentico, che promuova il bene di bambini e bambine, speranze dell’umanità”. Infine, un incoraggiamento del Papa a quanti camminano al fianco di bambini e ragazzi sulle vie dell’emigrazione: “Hanno bisogno del vostro prezioso aiuto, e anche la Chiesa ha bisogno di voi e vi sostiene nel generoso servizio che prestate”. 

Stefano Leszczynski ha chiesto al cardinale Peter Appiah Turkson, presidente del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, quali siano le sfide che la questione migratoria pone alla Chiesa:

R. - Tutti i temi legati alla migrazione rappresentano una sfida per la Chiesa, la fede, il cristianesimo, per la stessa persona umana. Se noi parliamo tanto della dignità delle persone, allora diventa compito della Chiesa di fare in modo che questa dignità possa essere rispettata in tutte le situazioni e condizioni. Il desiderio della Chiesa è che tutti gli uomini possano rimanere in pace nei propri luoghi di origine, per crescere con dignità e come creature di Dio fatte a sua immagine. Quando, per un qualunque motivo, la migrazione diventa un fenomeno sperimentato anche dai bambini, ci troviamo di fronte a una situazione molto grave. Questi bambini sono tanto più fragili, in quanto sono estremamente vulnerabili. Noi parliamo della vulnerabilità degli adulti in viaggio, costretti a fuggire, ma quando si tratta di bambini - che oltretutto hanno poca resistenza e poca capacità di difesa - la questione diventa ancora più seria e richiede l’assistenza e una presa di coscienza da parte tutti noi.

D.  – Come si può cambiare quel tipo di cultura che vede le società occidentali chiudersi nell’egoismo e nel rifiuto dell’altro, in particolare di chi ha bisogno?

R.  – Al riguardo è interessante notare ciò che Papa Francesco stesso ha sottolineato nella sua Enciclica “Laudato Si’”. Il punto è l’educazione, la formazione: educazione, innanzitutto, al senso di un’umanità unica e universale. La fraternità è la logica secondo la quale Dio ha creato l’uomo, quindi essendo fratelli, facendo parte di un’unica famiglia umana, c’è già questo senso di pensare l’uno all’altro: la cura comune di tutte le persone. 

D. – Il 2017 si presenta come un anno pieno di sfide e vede anche l’inizio dell’attività del nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale, di cui lei è presidente. Quali sfide vede in questo nuovo anno?

R.  – Vogliamo dare un avvio un po’ solenne, celebrativo, al compito di questo nuovo Dicastero, ricordando che la “Populorum progressio” compie 50 anni ed è stata proprio la “Populorum progressio” a parlare per la prima volta di sviluppo umano integrale. In questi 50 anni abbiamo sempre cercato di realizzare l’appello allo sviluppo integrale in diverse forme: sanitaria, umanitaria, caritativa, a livello di protezione di diritti umani, di giustizia e di pace… Adesso l’invito è di mettere insieme tutti questi sforzi della Chiesa, di rispondere a questa esigenza di uno sviluppo umano integrale e realizzare tutto questo attraverso un solo organismo che è questo nuovo Dicastero. Si tratta della realizzazione di un insegnamento già lanciato dopo il Concilio Vaticano II, presentato in maniera concreta da Papa Paolo VI, seguito in diverse forme nella storia della Chiesa. Adesso è arrivato il momento di focalizzare tutti questi sforzi in un solo punto: il desiderio di realizzare il pieno sviluppo della persona, nel senso di dignità, di pace, di giustizia, di sanità e finalmente anche nel senso di carità, carità che ci offre l’opportunità di aprirci l’uno all’altro per realizzare questo senso di solidarietà umana.








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