2017-01-14 16:30:00

Padre Sosa: un cuore umano non vede i migranti come estranei


Accogliamo chi è costretto a fuggire senza avere paura, con il cuore aperto come i bambini: è l'invito lanciato da padre Arturo Sosa, superiore generale dei Gesuiti, in un incontro con i rifugiati e i volontari del Centro Astalli, svoltosi nella Chiesa del Gesù a Roma. L’iniziativa è stata organizzata in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Il servizio di Marina Tomarro:

Sono quasi 154 mila i migranti che sono sbarcati in Italia nel 2016, la maggior parte di loro arriva da Siria, Nigeria, Somalia, costretti spesso a fuggire a causa della guerra con la speranza di trovare un futuro migliore. Ma molte volte non si vedono accolti dai Paesi dove cercano riparo. Ascoltiamo il commento di padre Arturo Sosa, superiore generale dei Gesuiti:

R. – Bisogna promuovere un movimento dei cittadini, perché queste decisioni adesso le prendono coloro che governano. Se invece si crea un vero movimento di cittadini, i quali, anch’essi, nella propria famiglia, hanno sperimentato l’esperienza della migrazione e conoscono profondamente la cultura che ha lottato per i diritti umani, allora questi cittadini possono obbligare gli Stati e i governanti ad adottare leggi e a promuovere una politica di accoglienza, basata su canali umanitari molto più efficienti rispetto a quelli che ci sono adesso. Io penso che tutti noi abbiamo un cuore umano e che se veramente riusciamo a vedere gli altri come “persone” e non come minacce o estranei, allora questa diventa una lezione molto più facile. Poi, da un punto di vista più analitico, dobbiamo dire che l’Europa ha bisogno della migrazione, che non è che l’Europa sia autosufficiente! Allora: riceviamo i migranti come un dono e non come una minaccia!

D. -  Per aiutare i migranti a scappare dalle guerre i corridoi umanitari possono essere l’unica soluzione di salvezza...

R. – Sì, i corridoi umanitari sono necessari per salvare le vite, perché quante vite umane si sono perse in queste traversate del mare, della montagna, ecc… E allora questa è una emergenza primaria. Ma ci sono anche altre cose da fare: c’è tutto il processo di integrazione che è molto più complesso, ed è a lungo termine. E bisogna anche riflettere su questo; pensare e adottare delle misure e delle politiche, investire nelle risorse umane per poterlo fare.

D. -  Grande è l’impegno dell’Italia di fronte questo dramma...

R. – Mi sembra che l’Italia, poiché ha davanti a sé i migranti ogni giorno, ha avuto forse più opportunità di trovare il volto umano di questa migrazione. Non è la stessa cosa parlare di migranti quando si ha di fronte un bambino che viene portato fuori dal mare o da una situazione difficile. E allora, in questo senso, mi sembra che l’Italia abbia avuto l’opportunità di avere un contatto umano molto più profondo. Ed è per questo che è anche più accogliente.








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