2017-01-16 13:56:00

Mons. Forte: per dare testimonianza, essere e non apparire


Essere cristiani significa anzitutto dare testimonianza di Gesù e non vivere il cristianesimo come se uno fosse “un tifoso di una squadra”. Questo il cuore del messaggio che Papa Francesco ha espresso ieri nella visita alla parrocchia di Santa Maria a Setteville, che appartiene alla diocesi di Roma, ma si trova nel comune di Guidonia . “Essere” e non apparire: così mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, "traduce" questo invito del Papa come sentiamo nell’intervista di Debora Donnini:

R. – La ricerca della verità e il rifiuto dell’apparenza. Credo che questo sia un punto fondamentale del Magistero di Papa Francesco. Egli punta sempre al cuore, alla verità del cuore, ciò che siamo davanti a Dio e che dobbiamo poi cercare di essere nel nostro impegno verso gli altri. Tutto quello che è un semplice apparire, una maschera, non ha nulla di cristiano. Credo che questo sia profondamente conforme a quello che ci chiede Gesù nel Vangelo, quando ci domanda di piacere al Padre che vede nel segreto e non di preoccuparci di piacere agli uomini per l’impressione che possiamo dare, per quell’immagine di noi che vogliamo trasmettere.

D. - Recentemente in un’omelia a Casa Santa Marta, il Papa parlando dell’autorità di Gesù e d’altra parte dell’autorità dei farisei, dei dottori della legge, ha parlato della necessità di coerenza per i cristiani fra ciò che si dice e ciò che si fa. Questo si può riallacciare anche a quanto detto ieri, durante la visita alla parrocchia, quando il Papa ha sottolineato che la testimonianza cristiana si fa con la parola, con il cuore e con le mani?

R. - La testimonianza non è semplicemente qualcosa per cui basta parlare o semplicemente qualcosa che si svolge nell’interiorità della persona, ma è coniugare inseparabilmente la parola, il cuore e le mani in cui questo cuore traduce la sua volontà di impegnarsi per gli altri, per Dio.

D. - Tante volte Papa Francesco ha parlato della testimonianza dei piccoli gesti. Quindi c’è anche un richiamo all’impegno personale a fare dei piccoli gesti di conversione, di amore agli altri …

R. - Davanti a Dio quello che veramente conta è la verità di ciò che facciamo e che si esprime esattamente non in grandi parole, in grandi discorsi o in forme eclatanti, ma nella gestualità di un concreto atto di amore. Dunque il richiamo ai piccoli gesti è ancora una volta il richiamo all’essere davanti a Dio e a non apparire. E di questo tutti abbiamo bisogno. Ne ha bisogno ogni essere umano, ma ne ha bisogno anche la Chiesa, ne hanno bisogno i pastori… Papa Francesco non fa sconti a nessuno, a parte il fatto che lui stesso si presenta come un peccatore perdonato, ma lo chiede con chiarezza, come ha fatto ieri parlando di un’esigenza di conversione ai preti, ai vescovi, a chiunque si fa annunciatore del Vangelo.

D. - Il Papa rileva che leggendo il Vangelo non trova un certo tipo di peccato negli Apostoli: alcuni erano violenti, altri traditori, codardi, ma non erano chiacchieroni, non parlavano male degli altri. Il Papa sottolinea infatti che una comunità dove ci sono i chiacchieroni è incapace di dare testimonianza. Quindi chiede: niente chiacchiere. Se tu hai qualcosa contro qualcuno - dice - vai a dirglielo in faccia o dillo al parroco, ma non fra voi. Questo è un punto che Francesco ha ribadito più volte …

R. - Sì, perché che cosa sono le chiacchiere se non una forma di depistaggio rispetto alla verità di una conversione del cuore? Papa Francesco fa la netta contrapposizione tra un cristianesimo delle chiacchiere e un cristianesimo dei gesti, del cuore. A volte è più comodo sparlare di un altro che non parlare, perché se tu sparli in fondo non ti impegni a cambiare; se tu vai dal fratello e gli dici quello che non va, per dirglielo devi essere tu credibile, devi metterti in gioco ed esporti alla possibile risposta: “E tu, che cosa fai su questo punto?”. Francesco ci richiama sempre allo stesso punto, che è esattamente questa conversione del cuore alla novità di Dio, alla verità di essere e non di apparire come alle volte è per noi più comodo.








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