2017-01-16 15:03:00

Social media e giornalismo, più bufale o più informazione?


Facebook, Twitter, Instagram come stanno cambiando il mondo dei media? Le notizie che troviamo sui social sono sempre affidabili? A queste domande cerca di dare una risposta il libro “Social Media Journalism”, scritto da Barbara Sgarzi per Apogeo. Basta dire che più del 35% delle persone si informa principalmente attraverso Facebook e solo occasionalmente ricorre ai giornali. Alessandro Guarasci ha sentito la stessa Sgarzi:

R. - Purtroppo, come vediamo tutti i giorni, l’informazione sempre attendibile e sempre affidabile non c’è. Sottolineo che non c’era neanche prima… Quindi non è colpa, in qualche modo, dello strumento se circolano notizie non controllate o come le chiamiamo in questi giorni “bufale”; anche se “bufale” è un nome un pochino ludico, un po’ forse troppo divertente per un fenomeno che inizia ad essere preoccupante. I social hanno cambiato il giornalismo in meglio? Secondo me sì, perché offrono degli strumenti nuovi, rapidi, veloci, con i quali è possibile contattare un’audience molto più vasta e anche molto più dinamica, e contattarla in qualche modo in movimento.

D.- Ma sono fonte per il giornalismo?

R. - Come fonte sono fondamentali per il lavoro del giornalista - penso a Twitter - perché diventano una agenzia di stampa aperta 24 ore su 24 e gratuita: il che anche per un free-lance, che è magari fuori dalla redazione, è un regalo. Certo, il problema delle cosiddette “fake news” – e anche questo è un termine un pochino da vedere e da controllare – comincia ad assumere dimensioni preoccupanti e infatti ci sono diversi modi con i quali anche le grandi piattaforme, come Facebook, stanno provando a reagire.

D. – Qual è, secondo lei, il social che in questo momento ha maggiori potenzialità, anche di sviluppo futuro?

R. – Per il giornalismo mi piacerebbe dire Twitter – e lo ho anche già nominato – perché, secondo me, è fondamentale: purtroppo al momento non naviga in ottime acque e quindi non sappiamo davvero come si evolverà a livello futuro. Facebook resta l’hub, il punto di raccolta e di ridistribuzione delle news – nel bene e nel male – e può avere ancora ottime possibilità di sviluppo in futuro, se il sistema di controllo dell’affidabilità delle notizie andrà a buono fine. Terrei d’occhio molto Instragram, perché ha dei tassi di crescita incredibili e soprattutto per quanto riguarda la funzione video – tra poco, poi, lancerà una funzione di video in diretta, di video streaming – potrebbe essere davvero la sorpresa dei prossimi mesi.

D. – I social – secondo lei – hanno ucciso le homepage dei giornali online?

R. – Sì! E la verità è che sulle homepage dei giornali nessuno va più o comunque sono molto meno i lettori che vanno… Sicuramente i social hanno favorito un modo nuovo di informarsi, molto più frammentato, molto più rapido. I social, ma anche Google, perché ricordiamo che tantissime notizie noi le troviamo dalla ricerca di Google, da Google News direttamente. E quindi, sì, non c’è più il bisogno di andare sull’homepage del giornale online per avere un quadro di quello che sta succedendo, con i pro e i contro. Il pro: le notizie di raggiunto ovunque, in mobilità e quindi sei potenzialmente più informato. Il contro: manca una griglia di interpretazione della realtà, un sistema di pesi e di misure che l’homepage del giornale, allo stesso modo della prima pagine cartacea, ci rendeva, ci regalava in quale modo.

D. – Per chiudere: secondo lei, ad oggi un giornalista può permettersi di non essere sui social?

R. – Secondo me, no! Non è possibile, non è pensabile. Si possono usare in modo diverso, a seconda di quello che è nelle nostre corde o a seconda di ciò che vogliamo condividere, solo come fonte, solo come strumento di distruzione, ma non puoi ignorare un sistema delle piattaforme così utili, così diffuse e così fondamentali per entrare in contatto con i propri lettori. 








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