I presuli del Venezuela tornano a esprimere profonda preoccupazione per la grave situazione nel Paese e sottolineano che «il 2016 è finito in malo modo, con grande disperazione. L’attuale realtà venezuelana è estremamente critica. Una grande oscurità copre il nostro Paese. Stiamo vivendo situazioni drammatiche». Nell’esortazione pastorale intitolata «Gesù Cristo luce e cammino per il Venezuela» - rende noto l’Osservatore Romano - la Conferenza episcopale riunita nei giorni scorsi a Caracas, in occasione della 107.ma Assemblea plenaria ordinaria, sottolinea la «grave carenza di cibo e di medicine. Mai prima d’ora abbiamo visto tanti nostri fratelli rovistare nella spazzatura per cercare cibo!».
Si aggrava la piaga della denutrizione
Uno studio dell’Università centrale del Venezuela stima che nel 2017 il tasso di denutrizione
dei bambini in età scolare aumenterà del 3% rispetto al 2016, e raggiungerà tra i
350.000 e i 380.000 minori. Inoltre, si prevede che la mancanza di generi alimentari
si aggraverà, a causa della semina insufficiente del 2016 e della mancanza di risorse
per importare cibo. «Il deterioramento della salute pubblica, l’alta malnutrizione
nei bambini, l’ideologizzazione dell’istruzione, l’alto tasso di inflazione e la conseguente
perdita del potere di acquisto, la corruzione diffusa e l’impunità — sottolineano
i vescovi venezuelani — dipingono un quadro a tinte fosche che peggiora ogni giorno
che passa».
I bambini tra le prime vittime della crisi
Attualmente, nel Paese vivono 3.200.000 bambini al di sotto dei cinque anni. Tra questi,
il 12% soffrirà di denutrizione acuta grave nel 2017 se non si interverrà al più presto.
La mancanza di cibo e di medicine, inoltre, colpirà anche le donne incinte, le persone
anziane, i malati psichiatrici e i detenuti. C’è il rischio che possa registrarsi
una maggiore propensione alle malattie perché il sistema immunitario non avrà difese.
La grave crisi economica che affligge il Venezuela è caratterizzata da livelli di
inflazione altissimi, da una forte caduta del prodotto interno lordo, oltre che dalla
gravissima emergenza alimentare in genere legata alla penuria di prodotti di prima
necessità. Il Paese, infatti, produce solo il 30% degli alimenti necessari e per importare
quanto manca servirebbero 900 milioni di dollari al mese solo per quest’anno.
Paese sempre più scosso da criminalità e insicurezza
L’episcopato esprime profonda preoccupazione anche per «l’odio e la violenza politica,
gli alti tassi di criminalità e di insicurezza, con conseguenze oppressive e distruttive»
che «generano una cultura della morte». Durante i lavori della conferenza, il presidente,
vescovo di Cumaná, mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, ha ricordato «i 29.000 decessi
per morte violenta» e gli oltre 120 prigionieri politici detenuti. Il presule ha citato
alcuni fatti accaduti nelle ultime settimane: «il massacro di Barlovento, commesso
da gruppi paramilitari, saccheggi e atti di vandalismo a Cumaná, Ciudad Bolívar e
altre città, l’aggressione al monastero trappista di Mérida».
Si garantisca lo stato di diritto
I vescovi, nella lettera, hanno ricordato il tentativo della Santa Sede di favorire
il dialogo tra le parti, rammaricandosi del fatto che al momento non sono arrivati
i risultati di questo sforzo. Di qui, l’appello affinché tutte le parti in causa intervengano
per «intraprendere azioni che portino al superamento della crisi nel Paese», per «riattivare
l’apparato produttivo, garantendo lo stato di diritto e la ricostruzione del tessuto
sociale», per «promuovere onestà e responsabilità nella vita pubblica e promuovere
la riconciliazione tra le persone». (A.L.)
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