2017-01-18 13:57:00

Desaparecidos: a Roma ergastoli e assoluzioni per Piano Condor


C’erano ex alti militari, ex ministri, ex capi di stato di Paesi latinoamericani quali imputati a Roma al processo per il Piano Condor, l’accordo di cooperazione tra le varie intelligence portato avanti, nei decenni ’70 e ‘80, da Paesi quali Bolivia, Argentina, Perù, Cile, Uruguay, Brasile, Paraguay. L’operazione era finalizzata alla eliminazione di qualsiasi tipo di opposizione ai regimi allora al potere, che spesso si avvalsero della complicità di Cia e Fbi. Otto gli ergastoli e 19 le assoluzioni al processo nato dalle denunce dei familiari delle vittime di origine italiana. Secondo gli archivi del ‘Piano Condor’ rinvenuti in Paraguay, gli assassinati sarebbero stati 50 mila, 30mila le persone scomparse, 400mila quelle incarcerate. Francesca Sabatinelli ha intervistato Gennaro Carotenuto, docente di storia contemporanea all’università di Macerata, nonché perito al processo Condor:

R. – Questa sentenza ha un valore fondamentale perché è la sentenza che, condannando insieme militari e civili di Paesi diversi del Cono Sud, certifica penalmente, storicamente il giudizio è consolidato da molti anni, l’esistenza di questo 'Piano Condor'. Il 'Piano Condor' è un livello superiore a quello della repressione, della violazione dei diritti umani, dei desaparecidos, del terrorismo di Stato all’interno del singolo Stato: è un’organizzazione criminale messa in piedi dalle dittature latino americane, con la supervisione della Cia, degli Stati Uniti, di Henry Kissinger ecc., per liberare l’America Latina dall’opposizione politica alle dittature latino americane.     

D. - E non stiamo parlando di un’opposizione fatta di movimenti rivoluzionari …

R. - No, non lo erano, anzi erano marginali i guerriglieri latino americani. Erano soprattutto militanti politici, militanti per i diritti umani, preti e suore che si riconoscevano nel Concilio Vaticano II, professionisti impegnati, giornalisti, avvocati. Questa internazionale del terrore, che non solo ha fatto sequestri di persona, ma ha anche compiuto attentati, come a Roma, ad esempio, contro un parlamentare democristiano cileno, o come un assassinio, a pochi metri dalla Casa Bianca a Washington, si è chiamata 'Piano Condor' ed è stata organizzata nel corso di quegli anni. Contro questa internazionale del terrore c’è stata questa sentenza che riconosce, dal punto di vista processuale, l’esistenza di questa “associazione a delinquere”, per usare un termine  noto.

D. - Quante furono le vittime di questo asse malefico?

R. - È difficile dare un numero. Ricordo che per quanto riguarda il caso specifico dell'Uruguay, sono molti di più i desaparecidos uruguaiani scomparsi in Argentina che quelli scomparsi in Uruguay, che furono circa una quarantina. Invece in Argentina furono centinaia. E non furono i militari argentini a far sparire gli uruguaiani, no! Furono militari uruguaiani, Troccoli, Gavazzo, che andavano a Buenos Aires, sequestravano, torturavano, assassinavano, evidentemente con la complicità degli argentini. Ma lo facevano gli uruguaiani.

D. - Sembra difficile che chi è uscito condannato possa scontare una pena. È da considerarsi un atto superfluo, in qualche modo, quello della Corte di Assise di Roma?

R. - A chi pensa che queste condanne siano pleonastiche, siano inutili, io ricordo sempre che le vittime, le centinaia, le migliaia e migliaia di vittime di queste persone, non sono potute arrivare in là con gli anni, non hanno potuto conoscere i loro figli, i loro nipoti, non hanno avuto una vita perché sono stati sequestrati, assassinati e torturati. Quindi per quelle organizzazioni per i diritti umani che per 40 anni non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia, questa sentenza è molto importante, così come lo sono state le moltissime sentenze che ci sono state negli ultimi anni, soprattutto nei Paesi dell’America Latina.

D. - Ciò che fa scalpore, o almeno che ha suscitato un po’ la reazione, è stata l’assoluzione di un accusato uruguayano, che tra l’altro vive in Italia e da lei già citato, Jorge Nestor Troccoli ... 

R. - Sì, un militare che tra l’altro molti anni fa aveva scritto perfino un libro intitolato “L’ira del Leviatano” con il quale giustificava il terrorismo di Stato, rivendicando la propria partecipazione a torture, stupri, assassinii, sparizioni di persone, ecc. A Troccoli, a suo tempo, non fu data l’estradizione in Uruguay, dove senz’altro sarebbe stato condannato. Ci sono pochi dubbi sul fatto che lui, purtroppo, sia stato tra i principali terroristi di Stato uruguaiani, ma questa sentenza lo assolve. Io su questo francamente non ho un’idea precisa. Per parafrasare un’altra dichiarazione famosa della storia latino americana: la storia sicuramente non assolverà Troccoli.

D. - È un capitolo chiuso quello del Condor?

R. - Non lo so. Nella forma e nella storia latino americana mi piace pensare di sì, anche se violazioni dei diritti umani continuano ad esserci. Siamo su un crinale: anche il toccare l’autore di un eventuale fatto criminale, andando oltre le leggi, è qualcosa verso il quale bisogna sempre avere attenzione. Decine e decine di associazioni e migliaia di persone hanno affermato che non ci possiamo dimenticare del Condor, dei desaparecidos, perché vogliamo che questo non succeda più in Cile, non succeda più in Argentina, non succeda più in Uruguay. La storia di questi 40 anni di lotta per la verità e la giustizia in America Latina è tutta da riscattare.








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