2017-01-19 13:24:00

"Educarsi alla bellezza", più formazione per clero e artisti


C'è bisogno di sempre maggiore formazione per la realizzazione di opere d'arte per il culto cristiano. E proprio per arrivare a indicazioni di massima, il Pontificio Consiglio per la Cultura e la Conferenza Episcopale Italiana hanno lanciato oggi il progetto "Educarsi alla bellezza", che andrà a creare una mappa su come clero e artisti si formano. Alessandro Guarasci:

Non c'è Comune in Italia che non abbia un'opera artistica legata a un edificio di culto o ecclesiastico. Dunque Pontificio Consiglio della Cultura e Cei lanciano un questionario che entro fine marzo andrà a realizzare un database per capire quale sia la formazione del clero e degli artisti di tutte le discipline. Troppo spesso infatti si vedono brutture, frutto anche di una scarsa preparazione e di una scarsa conoscenza della liturgia. Il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio:

R. - Da un lato è assolutamente necessario tener conto dell’arte come una delle supreme manifestazioni della persona umana e della società umana, che cerca di andare oltre la quotidianità e scavare per trovare un senso e anche una trascendenza. Dall’altra parte abbiamo la liturgia o abbiamo la vita di fede che - a sua volta - ha proprio come compito quello di interrogarsi sul senso della vita, sul mistero che ci circonda e che è dentro di noi. Attraverso queste due vie che si incrociano c’è perciò la possibilità di fare un’esperienza contemporaneamente culturale e religiosa.

D. – Ma secondo lei l’arte contemporanea fa difficoltà ad interpretare il cristianesimo?

R. - Certamente, perché l’arte contemporanea, ma devo dire anche la stessa Chiesa, sono state tra di loro in distanza: si è consumato un vero e proprio divorzio nel secolo scorso. A differenza del passato, quando ormai entrambi erano ininterrottamente in connubio tra di loro: arte e fede, liturgia e artisti. Ed è per questo motivo che allora da un lato l’arte è andata per la sua vita, andando nella piazza, facendo altro; la Chiesa si è rinchiusa nel suo spazio sacrale adottando il ricalco di metodi precedenti, di modelli precedenti o semplicemente anche adottando solo un artigianato spesso persino brutto. E allora per questo motivo è ancora necessario ricostruire questo dialogo, questo incontro tra due realtà che si interessano sul ministero.

D. - Secondo lei questo progetto può essere esteso anche ad altre Conferenze episcopali?

R. - Altre conferenze episcopali già, per quanto io riesco a conoscere attraverso l’incontro con esse in questo dicastero, vanno certamente già in questa direzione e hanno realizzato già molte componenti significative. Su questo bisogna anche imparare. Per questo è importante che la Conferenza episcopale italiana sia in contatto anche con altri. Però questa esperienza così come è codificata – io giudico dall’esterno come Dicastero vaticano – è certamente una esperienza di grande qualità: arte e fede insieme potrebbero realizzare una diversa visione e anche un diverso contributo alla società.








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