2017-01-20 15:16:00

A Roma la mostra "Artemisia Gentileschi e il suo tempo"


Un viaggio nell’arte della prima metà del XVII secolo, seguendo le tracce di una pittrice di prim’ordine, donna di temperamento, intellettuale vivace. E’ la mostra “Artemisia Gentileschi e il suo tempo”, allestita al Museo di Roma a Palazzo Braschi fino al prossimo 7 maggio. Realizzata con il patrocinio del Ministero dei Beni culturali, promossa da Roma Capitale e Arthemisia Group e organizzata con Zètema Progetto Cultura, copre l’intero arco temporale dell’attività dell’artista a confronto con i colleghi del suo tempo. Circa 100 le opere esposte. Artemisia è considerata un’antesignana dell’affermazione del talento femminile, la sua notorietà rappresenta un’eccezione per quanto riguarda le artiste donne. Lo conferma, al microfono di Adriana Masotti, Francesca Baldassari, una delle curatrici della mostra: 

R. – Direi proprio di sì; Artemisia è un’eccezione, perché intanto ha avuto già tre mostre prima di questa. Ce ne fu una nel 1991 a Casa Buonarroti a Firenze, ce n’è stata un'altra un paio di anni fa a Palazzo Reale a Milano e poi una al Museo Maillol di Parigi. Questa è la quarta mostra con una novità però fondamentale: mentre le altre mostre si basavano sostanzialmente su opere della pittrice mettendo in evidenza i suoi fatti biografici, questa, per la prima volta, rivela la sua natura di pittrice; vuol far capire come dipinge Artemisia Gentileschi e non solo: la inserisce nel contesto in cui vive. È una mostra che raduna più di 90 opere che provengono da tutto il mondo e per visitarle forse non basterebbe una vita; si va da Houston a Toledo, alla casa della contessa Pommersfelden, a collezioni private inaccessibili, … Insomma, una mostra, a mio parere imperdibile.

D. - La vita di Artemisia non fu facile. Ma chi è stata questa donna, questa artista? Qual è il contesto in cui ha lavorato?

R. - Artemisia è stata una pittrice che ha fatto grandi capolavori nel ‘600: ha fatto la Giuditta della Galleria Palatina, quella di Capodimonte, quella di Pitti … Era una pittrice che cambiava pelle, camaleontica: a seconda del momento e della città che visitava, dei pittori che vedeva, dipingeva in uno stile diverso. Però come ha detto Roberto Longhi, il nostro più importante critico d’arte, è stata l’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia la pittura e di quanto il colore ne sia l’essenzialità. Artemisia è stata una donna che ha avuto dei grossissimi problemi - uno stupro a 17 anni - però ha reagito. La sua è una storia importante di riscatto e di autodeterminazione, perché essendo costretta a lasciare Roma arrivando a Firenze, si inserisce nella corte e fa delle opere bellissime, e continua a farne di meravigliose a Roma. Poi c’è stato l’intermezzo veneziano, poco conosciuto; però, c’è un quadro in mostra molto bello come “Ester e Assuero” che viene dal Metropolitan Museum di New York. Non dimentichiamo poi tutta la sua parte napoletana dove viene chiamata dal viceré di Napoli e fino al ’56 - a parte l’intermezzo inglese - dipinge delle opere che sono meno belle, ma comunque con qualche vertice. A quel punto Artemisia è più anziana e comincia a farsi aiutare dalla bottega, ma il fatto che ne avesse una ci indica che era una pittrice affermata.

D. - A suo tempo, dai suoi contemporanei, le è stato riconosciuto il talento?

R. - Certo, moltissimo. Era amata da Cosimo II de’ Medici, era amata da Michelangelo Buonarroti il Giovane, nipote del famoso scultore Michelangelo. Essere in contatto con Galileo Galilei, lavorare per la corte, essere chiamata dai viceré spagnoli di Napoli, essere amica di Simon Vouet, uno dei più grandi pittori del ‘600 francese… tutto questo fa capire che era molto apprezzata.

D. - La mostra si è aperta a fine novembre e rimarrà disponibile fino al 7 maggio. Finora c’è stata una grande risposta da parte del pubblico. Vuole descriverci come è costruito il percorso espositivo?

R. – E’ un percorso cronologico, a parte l’autoritratto con un disegno preparatorio, l’unico disegno che conosciamo di Artemisia ed è presente in mostra. La mostra si svolge con l’esposizione di opere di pittori che lei può aver visto a Roma come Baglione e Gramatica; poi le sue opere contemporanee, quelle romane, quelle del padre Orazio. Oltre a quelle che ho citato, io sono particolarmente affezionata a “Ritratto di gonfaloniere”, in cui lei raffigura Costanzo di Giasone. A mio parere, questo è un ritratto naturalistico meraviglioso, dove c’è il rimando a Caravaggio, però viene interpretato con una tipologia femminile. E lo raccomando ai visitatori.








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