2017-01-24 14:42:00

Rigopiano. Vescovo Pescara: rispettare il dolore dei familiari


Nessun superstite tra i sei passeggeri a bordo dell'elicottero del 118 precipitato oggi in un canalone nei pressi di Casamaina, nell'Aquilano. I soccorsi hanno raggiunto a piedi il velivolo dopo molte difficoltà a causa delle cattive condizioni meteo, presumibilmente all'origine della sciagura. E' intanto salito a 17 il numero delle vittime della slavina sull’Hotel Rigopiano, un corpo è stato estratto stamane dai vigili del fuoco, scende così a 12 il numero dei dispersi. Francesca Sabatinelli:

E’ un drammatico elenco di sciagure che continua ad arrivare dall’Abruzzo, la regione probabilmente più martoriata in questi giorni di calamità naturali. Al ritrovamento di altre vittime tra le macerie dell’Hotel Rigopiano, si aggiungono i 5 morti nei comuni colpiti dal maltempo e quelli a bordo dell’elicottero del 118 caduto nella zona compresa fra Campo Felice e L’Aquila. Il velivolo stava trasportando in ospedale uno sciatore rimasto ferito sulle piste, al momento della sciagura vi erano molta nebbia e nuvole basse. I soccorritori continuano intanto a scavare tra i resti dell’Albergo Rigopiano, mentre le condizioni meteo, in miglioramento, permettono il sorvolo da parte della protezione civile sia della zona di Rigopiano che della diga di Campotosto che tiene alta l’attenzione. Stamattina, a Farindola, si è svolto il primo funerale di una delle vittime della slavina, Alessandro Giancaterino, il maître dell’albergo. Gremita la chiesa di San Nicola Vescovo per la celebrazione delle esequie da parte del parroco don Andrea Di Michele che ha sottolineato come “tanta umanità è una risposta: la condivisione del dolore, l’esserci”. Il vescovo di Pescara, mons. Tommaso Valentinetti:

R. – Secondo me, ci sono tre chiavi da utilizzare. La prima è sicuramente quella che ha detto don Andrea Di Michele a Farindola questa mattina, che è il vicario foraneo della zona: stare insieme, accompagnare, essere presenti. Ho voluto che fossero proprio i parroci a celebrare le esequie di queste persone, prima di tutto perché le famiglie avessero il volto – direi – del pastore del luogo, in cui riconoscersi. È il pastore del luogo che li accompagna in questa realtà del dolore, la realtà del loro essere nel lutto e nella fatica dell’attraversamento del mistero, che è il mistero della morte, di una morte difficile, molto difficile, che resta sempre un enigma. Poi ci sono altre due chiavi da adottare in questo momento: quella del silenzio, perché di fronte al mistero dell’enigma della morte bisogna fare silenzio, bisogna avere il coraggio di tacere, di non cercare parole inutili o pretesti per poter trovare delle soluzioni a quello che una soluzione non ha: perché il mistero della morte non ha mai una soluzione in questa vita, ce l’ha nell’altra. E la terza chiave è la preghiera. Ed  è per questo che, in questo giorno, ho deciso di ritirarmi in preghiera, di vivere così questo tempo in cui queste famiglie stanno vivendo la soluzione del lutto attraverso la celebrazione delle esequie. E lo farò anche nei giorni prossimi: vivere un tempo più lungo di preghiera, di ascolto della parola, per penetrare il mistero, per aiutare questi fratelli, non tanto con le mie forze umane, quanto con la grazia e il dono dello Spirito Santo; entrare dentro questo mistero della morte, e saper scoprire – purtroppo – il difficile enigma della morte.

D. – Lei ha parlato del silenzio, tuttavia ciò che sta accadendo attorno a tutta questa vicenda è tutt’altro, poiché è difficile riuscire a mantenere un silenzio equilibrato…

R. – Eh, ci si deve provare. Io credo che forse un’esortazione, più esortazioni, siano più che doverose, più che necessarie; anche per mantenere il segreto, la discrezione di una realtà che tocca l’intimo, che tocca il privato, che non può essere assolutamente messa in piazza. Il dolore di queste famiglie che hanno perso delle persone care non è da pubblicizzare, non è da sbandierare; è un dolore che deve rimanere nella loro esistenza, rispettato, accompagnato - questo sì - ma nel silenzio di chi non va a fare notizia sul dolore degli altri. C’è poi la richiesta di giustizia, che in questo momento può essere più che giusta e più che legittima, ammesso e non concesso che ci possano essere delle responsabilità in questa situazione. Ma su questo forse devo fare eco al presidente del Consiglio, il quale dice giustamente che se ci sono delle responsabilità, queste saranno accertate, devono essere accertate. Ma questo momento è il momento della solidarietà, dell’accompagnamento, di un dolore che è molto molto grande.

D. – Lei è stato da subito vicino sia ai parenti sia alle persone che sono state poi portate in ospedale a Pescara. Immediatamente lei ha portato loro una parola di conforto. Nei giorni prossimi continuerà a stare loro accanto?

R. – Credo che interromperò domani questo mio momento di preghiera. Domani pomeriggio mi recherò all’obitorio per pregare per quelle persone che sono state già riconosciute dai loro parenti e dirò con loro una preghiera, se sarà possibile. E poi, ancora una volta per poter stare vicino a loro, ai parenti, un po’ di tempo, un quarto d’ora, dieci minuti, mezz’ora – non so – il tempo che mi sarà concesso, di poter stringere una mano, magari in silenzio, solo stringere una mano… ma magari in silenzio. 








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