2017-01-30 15:28:00

Italia, ferma la riforma della legge di cittadinanza


Tre anni fa è nata la campagna “l’Italia sono anch’io” per varare una riforma della legge sulla cittadinanza. Oggi in una conferenza stampa al Senato le organizzazioni promotrici dell’iniziativa hanno sollecitato l’approvazione definitiva del nuovo testo. Tra le tante associazioni e movimenti protagoniste della campagna è il Centro Astalli. Giulia Angelucci ha intervistato  Donatella Parisi, responsabile comunicazione dell’organismo umanitario:

R. – .E’ una legge vecchia, quella che c’è attualmente in vigore; è una legge che va riformata, perché diversa è la società di oggi.  La nostra è una società multiculturale: e continuare a negarlo e a far finta che non lo sia è veramente un grosso errore anacronistico!

D. – Qual è la sensibilità della popolazione italiana su questo tema?

R. – Noi come “L’Italia sono anche io” cerchiamo ovviamente di comunicare quanto più possibile e di far conoscere le istanze dei cittadini di fatto, chiamiamoli così: di quegli italiani cioè  senza cittadinanza, ma che italiani lo sono.  L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa ad avere e ad applicare ancora lo “ius sanguinis” come criterio di attribuzione della cittadinanza. Forse è il momento di fare un passo avanti e di riconoscere uno “ius soli”. Oggi quello che la legge propone, dopo il passaggio alla Camera dei Deputati, è uno “ius soli temperato”, che verrebbe riconosciuto ai bambini che fanno un ciclo di studi qui in Italia e ai bambini nati da genitori migranti regolarmente soggiornanti da molto tempo.

D. – Il Centro Astalli, dal suo osservatorio privilegiato sulla realtà dei migranti, cosa chiede

R. –  Chiediamo che venga veramente fatto un atto di civiltà. E’ una questione urgente quella del diritto di cittadinanza per i figli dei migranti nati in Italia. La legge che noi proponiamo con “L’Italia sono anche io” è un fattore di coesione sociale: chiediamo di allargare il riconoscimento dei diritti, chiediamo di includere persone che vogliono essere incluse, che già si sentono italiane. E non farlo sarebbe un grande errore!

D. – Questa campagna, secondo lei, può essere coadiuvata in qualche modo da un impegno da parte anche dei cittadini?

R. – Tutti noi cittadini possiamo fare molto, perché siamo la società civile, che deve prendere voce e farla sentire ai propri rappresentanti. E’ per questo che dalla prossima settimana, ogni martedì pomeriggio al Pantheon, ci sarà una mobilitazione permanente dell’”Italia sono anche io”: ci ritroveremo, lì, in piazza, con i ragazzi di seconda generazione, le loro famiglie e i protagonisti di questa privazione di diritto di cittadinanza e le associazioni de “L’Italia sono anche io”, tra cui il Centro Astalli. Chiederemo, insieme ai rappresentanti politici, di portare a termine questo iter legislativo, cui manca il passaggio finale. Abbiamo raccolto le firme necessarie a proporre una legge di iniziativa personale. Centinaia di migliaia di persone hanno messo il loro nome affinché venga riconosciuto il diritto di cittadini ai figli di migranti nati in Italia. Ora richiediamo a quelle stesse persone che hanno dato il via a questo processo, di aiutarci a chiuderlo e di portarlo a buon fine, chiedendo al Senato di votare la legge e farla diventare effettiva. 








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