2017-02-01 13:53:00

Riprende il conflitto in Ucraina. Vittime tra i civili


Preoccupa la comunità internazionale la ripresa del conflitto in Ucraina orientale, tra esercito di Kiev e separatisti filorussi. Gli scontri più violenti si registrano già da un paio di giorni nella zona di Avdiivka, una cittadina controllata dalle truppe di Kiev e non lontana da Donetsk, roccaforte invece dei filorussi. La diplomazia è ferma agli inattuati accordi di Minsk del settembre 2014. Oltre alla vittime tra i civili, pesanti le ricadute umanitarie di questa nuova fase del conflitto. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Nona Mikhelidze, esperta di Europa Orientale dell’Istituto Affari Internazionali (IAI):

R. – Il conflitto in realtà non è stato mai risolto, è rimasto sempre a bassa intensità. In realtà quello che sta succedendo era abbastanza prevedibile per tutti quelli che conoscono la situazione politica in Russia. Era prevedibile che Putin in qualche modo andasse a testare il presidente eletto negli Stati Uniti, Trump. Un’altra lettura sarebbe la situazione interna in Ucraina e la situazione interna in Russia. Nel 2016 l’Ucraina è riuscita a condurre serie riforme nell’economia che hanno permesso di raggiungere una certa stabilità. Al contrario in Russia l’economia continua a soffrire. Quindi la mossa di Putin rappresenta sicuramente anche il tentativo di distrarre la popolazione locale dai problemi economici che vive il Paese.

D. – A proposito dei rapporti tra la Russia e la nuova America di Trump, secondo alcuni osservatori, invece, la ripresa della crisi ucraina sarebbe stata innescata da Kiev per bloccare il tentativo del presidente Trump di revocare le sanzioni a Mosca. Può essere questo anche un altro motivo?

R. – Le sanzioni sono state riconfermate a dicembre fino a fine giugno. Quindi dubito che Trump si precipiti a togliere le sanzioni prima di quella data. Si parlava solo della possibilità di non rinnovare, casomai, le sanzioni. La stessa cosa è per Putin, che non solleva mai la questione delle sanzioni, perché non vuole mettersi nella posizione di essere lui a chiedere all'occidente di togliere le sanzioni.

D. – Ancora una volta l’allarme più grave riguarda la situazione umanitaria dei civili…

R. – Sì, la situazione è grave, anche perché fa estremamente freddo. Ci sono meno 20 gradi, migliaia di persone sono senza gas, luce, elettricità, riscaldamento: 2500 bambini sono rimasti al freddo. E’ stato dichiarato lo stato d’emergenza in quella parte del conflitto. Si cerca di evacuare le persone e alcuni volontariamente stanno cercando di lasciare la zona. Per gli attori internazionali il modo di intervenire è con le missioni umanitarie, ma bisogna garantire la sicurezza. Quindi questa sarà sicuramente una sfida per quelli che cercheranno di entrare nella zona in modo tale da assistere la gente in una situazione così grave.








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