2017-02-02 14:55:00

Confcommercio: famiglie in affanno, tagliare le tasse


Nessuna manovra estemporanea: riduciamo il debito nel nostro interesse con una strategia che protegge la crescita". Così il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan definisce la strategia di finanza pubblica portata avanti finora dall'Italia e illustrata nella lettera di risposta inviata ieri alla Commissione Ue. Intanto Confcommercio mostra dubbi sulla capacità di ripresa del Paese. Alessandro Guarasci:

Le famiglie continuano ad avere una visione incerta del futuro. Secondo Confcommercio Censis,il Prodotto Interno Lordo quest’anno non andrà oltre l’1%. E questo perché ci sarà un forte rallentamento dei consumi, che passeranno da un +1,3%-1,4% del 2016 a un più modesto +0,6%. A determinare questa frenata dei consumi, un calo della fiducia, sia delle famiglie sia delle imprese. La causa di questo risultato è un ridimensionamento dell'occupazione, che Confcommercio dà a un risicato +0,4% e una pesante frenata del reddito disponibile delle famiglie. Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio:

“La fiducia delle famiglie continua a ridursi e se manca questo ingrediente sarà difficilissimo consolidare il profilo crescente dei consumi, che sono il traino fondamentale degli investimenti”.

Più del 68% delle famiglie dà un’occhiata alle promozioni prima di fare la spesa. Gli italiani continuano poi ad essere cauti su alcune spese importanti, come la ristrutturazione della casa o l’acquisto dell’auto. Una spinta, secondo Mariano Bella, direttore del centro studi di Confcommercio, potrebbe arrivare da un taglio dell’Irpef:

“Le famiglie identificano nella riduzione della pressione fiscale la priorità per il Paese. Quindi evidentemente la politica dei troppi bonus, la politica discriminatoria di premiare questo o quell’altro non è passata come messaggio di un percorso di riduzione generalizzata della pressione fiscale. Questo non ha spinto la fiducia al rialzo”.

Un taglio, aggiungiamo noi, che per non gravare troppo sul bilancio dello Stato potrebbe essere modulato in base al numero dei figli. Il rischio invece è che l’Europa, per evitare che cresca il rapporto deficit/pil, costringa l’Italia ad alzare le imposte. Ancora Sangalli:

“Noi restiamo convinti che oggi c’è necessità, c’è bisogno di una Europa che risponda alle attese dei cittadini e delle imprese, il che significa in primis evitare qualsiasi incremento delle tasse”.

Insomma, tagliando di più le spese di potrebbero recuperare risorse per le famiglie.








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