2017-02-04 12:59:00

Angola: il presidente dos Santos non si ricandiderà


Dopo 37 anni al potere in Angola, il Presidente José Eduardo dos Santos ha annunciato che non si candiderà per un nuovo mandato alle elezioni del prossimo agosto. Lascerà la carica ad un suo fedelissimo, l’attuale vicepresidente e ministro della Difesa, il generale in pensione Joao Lourenço, candidato del primo partito del Paese, il Movimento popolare di liberazione dell’Angola (Mpla): la Costituzione non prevede uno scrutinio presidenziale ma precisa che Capo dello Stato diventa il leader dello schieramento che si aggiudica le legislative. A quindici anni dalla fine della guerra civile, durata circa tre decenni con più di 500 mila morti, come leggere la decisione di dos Santos? Risponde Anna Bono, profonda conoscitrice delle dinamiche africane, intervistata da Giada Aquilino:

R. – Penso che forse siano servite alcune vicende recenti verificatesi in Africa; soprattutto ciò che è successo in Gambia poche settimane fa: cioè un Presidente, Yahya Jammeh, che rifiuta di passare il testimone e che è costretto a lasciare il potere perché vede contro di sé gli altri Presidenti africani e tutta l’Unione Africana.

D. – Eppure ci sono casi ancora in Africa in cui questo non succede, come ad esempio in Zimbabwe, dove Mugabe ha appena annunciato una nuova ricandidatura a 93 anni…

R. – Non c’è dubbio. Questo vale per l’Uganda, per il Burundi e ci sono altri esempi indubbiamente. Ma io immagino che dos Santos abbia pensato intanto di cedere il potere a un suo fedelissimo: e questo va messo in conto. E poi va visto il profilo di questo Presidente: è un uomo di 74 anni ed è il Capo di Stato più ricco dell’Africa con un patrimonio personale che si calcola intorno ai 20 miliardi di dollari. Nel caso in cui una sua ricandidatura suscitasse reazioni consistenti da parte dell’opposizione, rischierebbe una campagna elettorale e poi una sfida incerta o comunque molto combattuta; nel caso perdesse, ci sarebbe l’eventualità di lasciare il potere in modo doloroso, non a lui favorevole. Credo che i suoi capitali li abbia messi al sicuro, li abbia investiti. Tra l’altro anche sua figlia è considerata la donna più ricca del continente. Insomma, la famiglia è ben sistemata.

D. – Lei ha citato la figlia di dos Santos, che è alla testa della compagnia nazionale degli idrocarburi. Ecco: quanto i profitti delle attività legate agli idrocarburi e alle risorse minerarie in generale restano in Angola in questo momento?

R. – L’economia dell’Angola si regge sulla produzione e l’esportazione del petrolio, con alcuni nodi che stanno venendo al pettine. Prima di tutto, con il crollo del prezzo del petrolio, l’Angola si è salvata rispetto alla Nigeria - che è entrata addirittura in recessione - però ha risentito fortemente dell’andamento dei mercati internazionali. In questi anni, come altri Stati africani, il Paese non ha approfittato delle enormi ricchezze minerarie per modernizzare l’economia, diversificarla, creare infrastrutture. Il Paese è infatti ancora in gran parte povero. 








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