2017-02-07 14:50:00

Chiara Amirante e mons. Dal Toso commentano il messaggio quaresimale


Ospiti questa mattina della Sala stampa vaticana per illustrare ai giornalisti il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima di quest'anno, mons. Giovanni Pietro Dal Toso, segretario delegato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, e Chiara Amirante, fondatrice della Comunità “Nuovi Orizzonti”. La sua forte esperienza di servizio agli ultimi, ormai ultratrentennale, ha offerto una testimonianza concreta di quanto la Parola di Dio e l’altro siano un dono. Ma ascoltiamo la voce di Chiara Amirante e poi quella di mons. Dal Toso, al microfono di Adriana Masotti:

R. – In questo incontro con chi soffre ho fatto proprio questa esperienza che Papa Francesco, in questo messaggio, sottolinea: ogni incontro con il povero è un incontro privilegiato con Cristo. Quindi è un dono unico, è un dono che ogni giorno ti arricchisce, è un dono in cui senti una spada che trafigge il tuo cuore, perché quando ti metti in ascolto del grido del povero, il grido ti ferisce in profondità. Ma fai anche l’esperienza della contemplazione dei miracoli, perché scopri che Dio è amore e nulla è impossibile a Lui. Per cui, in questi anni, ho visto anche nelle situazioni più infernali, più disperate, più impossibile, che davvero l’amore è più forte, l’amore vince.

D. – Però dobbiamo essere sinceri: non è questa l’esperienza quotidiana di tantissimi di noi. A noi danno fastidio i poveri, danno fastidio i senza fissa dimora, gli immigrati a livello personale e stiamo vedendo anche a livello globale. Siamo in un momento di grande chiusura. Che cosa può insegnarci e dirci il Messaggio proprio su questo?

R. – Il Messaggio ci sottolinea che il chiuderci al dono della Parola di Dio ci acceca e chiude il cuore al dono dell’altro. E’ naturale – ed è umano – avere il timore del fratello che vive situazioni di disagio, perché – come dice Papa Francesco nel Messaggio – spesso questo sembra che ci scomodi e ci ingombri, mentre in realtà ci richiama a cambiare vita. Il problema è che ormai questa sfida – anche restando solo sul tema dell’immigrazione – è una sfida talmente urgente, che certamente non la risolviamo con i muri. Perché non c’è muro che possa fermare un disperato! Bisogna assolutamente unirsi per trovare soluzioni diverse.

Sull' “altro” che il Messaggio del Papa invita a riconoscere come “dono” è intervenuto mons. Giovanni Pietro Dal Toso:

R. – Il Papa in fondo mette il dito su una questione fondamentale per ogni uomo, ma in particolare credo per il cristiano: e questa questione fondamentale è quanto l’uomo sappia aprirsi, perché dall’aprirsi gli viene la vita; dal chiudersi gli viene la morte. Questo è un messaggio che vuole invitare tutti, in particolare i cristiani evidentemente, ad aprire il loro cuore. Il Papa dice che la radice dei mali del ricco è il suo non ascoltare la Parola di Dio: quindi è una precisazione molto chiara. Tanto più l’uomo può aprirsi all’azione di Dio, tanto più diventa sensibile anche alle persone che gli stanno intorno. Questo è un messaggio molto forte: ascoltare Dio significa anche ascoltare l’uomo.  Riconoscere che nell’altro non c’è un pericolo, che non devo avere paura, ma che l’altro è un dono, un qualcosa che mi arricchisce è soprattutto il riconoscimento di una grande esperienza umana. Ciascuno di noi vive solo grazie ad altri rapporti umani. Noi possiamo essere noi stessi soltanto grazie a persone che costantemente, nel corso della nostra vita, ci arricchiscono; anche quelle che ci sfidano sono in realtà un aiuto per maturare. E, quindi, poter individuare questo, poter vedere l’altro non come un pericolo, una minaccia, una limitazione, ma l’alterità di cui ho bisogno per essere: penso che questo sia un messaggio importante che possiamo fare nostro, anzi che dobbiamo fare nostro. 

E’ indubbio che i cristiani per primi sono chiamati ad una grande conversione, ad una rievangelizzazione della propria vita, cosa che Francesco continua a ripetere. Chiara Amirante:

R. – Assolutamente sì! Il vero problema è che abbiamo dimenticato il cuore del messaggio di Cristo: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amato!”. E ci ha dato questo come segreto per la pienezza della gioia. Se non ci lasciamo mettere in crisi da questo messaggio, che è un comandamento e quindi non è un optional per noi cristiani, e non lo prendiamo sul serio il nostro cristianesimo non è cristianesimo: è un’altra cosa! L'amore rivoluzionario che cambia il mondo non è certo la monetina che do per lavarmi la coscienza, ma è questo “Amatevi come io vi ho amato” che ha fatto delle prime comunità dei cristiani una rivoluzione anche sociale.








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